Aree protette: un ulteriore tassello nella revisione delle politiche sui Parchi regionali è stato aggiunto questa mattina nel seminario del Consiglio regionale che si è tenuto a Palazzo Pirelli.
Il confronto si è concentrato sugli effetti della legge per il riordino delle aree protette (la L.R 28/2016), attraverso gli esiti della “missione valutativa” promossa dal Comitato paritetico di controllo e valutazione e dalla Commissione Territorio. La valutazione è stata realizzata attraverso una ricerca del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano.
Il Consigliere Segretario Jacopo Scandella, portando i saluti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, ha ricordato che “si è passati da una concezione di mera difesa del territorio a un’idea di valorizzazione, ed ora si cerca di andare ancora oltre, per portare risorse che siano di stimolo non solo per le aree protette, ma per tutto il territorio”.
Claudio Mangiarotti, Presidente del Comitato Paritetico, ha ricordato il ruolo, cruciale anche se non sempre conosciuto, delle buone pratiche di valutazione degli effetti delle leggi: una funzione relativamente giovane, che si svolge in Consiglio regionale dal 2010.
Nel caso della legge sulla riorganizzazione delle aree protette, ha detto Mangiarotti, “sono emerse diverse criticità, come accade normalmente nelle situazioni complesse. Le domande che abbiamo posto ai ricercatori nella missione valutativa – ha spiegato – sono state per esempio: le risorse sono state sufficienti? le specificità locali hanno trovato considerazione? Gli aspetti di coordinamento sono stati adeguati?”.
La legge del 2016 poneva una tabella di marcia per revisionare la governance delle aree protette in 21 ATE (Ambiti territoriali ecosistemici) con l’obiettivo di superare la frammentazione, rafforzare la capacità gestionale ed organizzativa dei parchi (personale, competenze, risorse) ed estendere la superficie di aree protette regionale.
Secondo gli esiti della ricerca, a 7 anni dall’avvio della riforma si può osservare che solo 3 parchi regionali su 24 hanno portato a termine la riforma. Inoltre, non si è registrata nessuna fusione tra enti Parco regionali e più del 50% dei PLIS ha optato per l’autonomia (55 su 107). In base alle interviste effettuate (53 interviste con referenti e stakeholder di tutti i parchi regionali) le strutture organizzative non sono cambiate in maniera significativa.
Tuttavia, la quota di territorio regionale protetto è lievemente aumentata (dello 0,42%, portando la superficie di aree protette gestite dagli enti Parco a 9.983,6 ettari), mentre cresce la domanda di servizi e la partecipazione degli utenti.
Complessivamente, aumentano molto le ore di vigilanza GEV (+ 3.620), nonostante il numero di guardie ecologiche volontarie si riduca (-77).
Aumentano anche in modo significativo il numero delle classi scolastiche coinvolte in iniziative di educazione ambientale (+ 4.192), soprattutto al Parco Agricolo Sud Milano (+ 4.030), e il numero di progetti con Enti istituzionali e non istituzionali (+62).
Le indicazioni di policy finali che emergono sono di riattivare, dove interrotti, i canali di comunicazione con gli Enti parco e gli Enti locali inseriti nei rispettivi ATE ribadendo l’intenzione e le finalità della riforma, nonché precisare le scadenze per la conclusione dei percorsi.
“Siamo consapevoli che la riforma non si può considerare completata” ha detto il Vice Presidente del Comitato Paritetico, Massimo Vizzardi, tirando le conclusioni. “Vanno aumentati i sistemi di incentivazione e messo a punto il sistema delle aggregazioni, fornendo eventualmente anche supporto tecnico agli Enti di gestione dei Parchi”.
Un invito a rafforzare le buone pratiche e a superare la frammentazione della governance è venuto anche dal Presidente della Commissione Territorio, Jonathan Lobati, intervenuto da remoto.