La Commissione Sanità, presieduta da Patrizia Baffi (Fratelli d’Italia), ha approvato all’unanimità il parere sul documento di indirizzo sulla prevenzione e gestione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari.
Nel 2023, secondo i dati della DG Welfare, sono stati segnalati in Lombardia 4.836 episodi di aggressione (dagli insulti alla violenza con arma). In regione sono 22 le strutture ospedaliere che hanno attivato il pulsante di allarme aggressione e 424 le richieste di intervento.
Dei 4.836 casi di aggressione, il 30,9% (25,47 nel 2022) si è verificato in Pronto Soccorso, a seguire le aree di degenza con il 24,7% (21,53 nel 2022) e poi i locali del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura con il 15% (15,17 nel 2022). In ultimo, al domicilio del paziente, nello 0,2% dei casi (0,12 nel 2022).
“L’obiettivo del documento di indirizzo sul quale oggi la Commissione ha espresso parere positivo all’unanimità è garantire un ambiente di lavoro sicuro, attraverso un approccio integrato, che coniughi misure di prevenzione, gestione degli episodi critici, monitoraggio, formazione e supporto agli operatori coinvolti attraverso un approccio integrato – ha precisato la Presidente Patrizia Baffi –. Il documento si inserisce nel quadro normativo nazionale e regionale, che riconosce la necessità di tutelare il personale sanitario e sociosanitario da aggressioni fisiche e verbali, migliorando al contempo l’efficacia dei servizi sanitari e la sicurezza dei pazienti”.
Il documento di indirizzo, presentato in Commissione da Marisa Cesana (Lombardia Ideale), individua tre ambiti di intervento: azioni strutturali e tecnologici, misure organizzative e programmi di formazione.
Da un lato, quindi, si prevedono misure strumentali (fra cui sistemi di videosorveglianza, sistemi di allarme collegati alle forze dell’ordine, sistemi di illuminazione), dall’altro interventi organizzativi e nell’ambito comunicativo/informativo tra paziente, struttura e familiari.
In previsione anche un aumento del personale nei casi di maggior affluenza presso i presidi di emergenza-urgenza e, contestualmente, l’attivazione di servizi di vigilanza dedicati, con una copertura minima di 12 ore al giorno nelle aree più a rischio.
Inoltre, sono introdotte nuove figure, come la “Caring Nurse”, un operatore sanitario specializzato nella gestione delle relazioni con i pazienti e i loro accompagnatori, con il compito di mediare eventuali situazioni conflittuali.
Il documento prevede una serie di programmi di formazione per il personale sanitario, che vanno dalle tecniche di de-escalation, per riconoscere e gestire situazioni di tensione, prima che sfocino in episodi di violenza, sino alle strategie di comunicazione efficace, per ridurre l’aggressività nei pazienti e nei familiari, oltre a procedure di sicurezza, da adottare in caso di minaccia o attacco fisico.
Infine, per garantire un miglioramento continuo delle politiche di prevenzione e gestione della violenza, il documento prevede anche un sistema di monitoraggio basato sulla raccolta e sull’analisi dei dati relativi agli episodi di aggressione.