E’ stato depositato questo pomeriggio il nuovo progetto di legge per l’istituzione del servizio di psicologia delle cure primarie.
Il progetto di legge, che riprende, aggiorna e integra quello bipartisan già presentato nello scorso fine legislatura e non arrivato per tempo ad approvazione, è stato sottoscritto dall’Ufficio di Presidenza della Commissione “Sanità” (Patrizia Baffi di FdI, Roberto Anelli della Lega e Carmela Rozza del PD) e dall’Ufficio di Presidenza della Commissione “Sostenibilità sociale, Casa e Famiglia” (Emanuele Monti della Lega, Diego Invernici di FdI e Paola Bocci del PD).
“In questo modo -spiegano i firmatari- vogliamo dare una risposta significativa al forte incremento della domanda e del bisogno psicologico riscontrato soprattutto nel periodo pandemico con l’obiettivo, in una prospettiva stabile e di lungo periodo, di strutturare un’offerta psicologica integrata nel Sistema Sanitario Regionale che possa essere tempestiva, appropriata e sempre più vicina ai cittadini e al territorio”.
Lo “psicologo del servizio di cure primarie” è una figura che opererà all’interno della rete territoriale in relazione ai problemi psichici dei pazienti e dei loro familiari e in stretta cooperazione con il medico e le altre figure specialistiche della sanità.
Alcuni dati
In Italia oggi solo il 29% della popolazione affetta da depressione maggiore accede a un trattamento entro un anno dall’esordio della patologia. Inviare i pazienti da uno psicologo entro un anno dall’insorgere del disturbo, permetterebbe un intervento efficace che potrebbe evitare di portare alla prescrizione di psicofarmaci.
Un ragazzo su sette tra i 10 e i 19 anni soffre di un disturbo mentale: depressione, ansia e disturbi comportamentali sono tra le cause principali di sofferenza per questa fascia di popolazione. Nel primo anno della pandemia di COVID-19, 1 giovane su 4 in Italia ha presentato sintomi depressivi e 1 giovane su 5 presenta sintomi d’ansia clinicamente significativi, stime raddoppiate rispetto al periodo precedente alla pandemia. In particolare è stata registrata difficoltà di concentrazione (76,6%), noia (52%), irritabilità (39%), irrequietezza (38,8%), nervosismo (38%), sentimenti di solitudine (31,3%), disagio (30,4%) e preoccupazioni (30,1%).
Nell’ultimo anno si è manifestata un’alta prevalenza di ansia e sintomi depressivi dovuti alla pandemia stessa, all’isolamento sociale e allo stress dei genitori, con un maggiore rischio di sviluppare sintomi psichiatrici in famiglie a basso reddito, nei tardo adolescenti e tra le femmine.