“Oggi celebriamo un grande lombardo, che ha saputo distinguersi come atleta e poi come imprenditore, coltivando sempre i valori che contraddistinguono la nostra regione a partire dall’amore per il lavoro e la famiglia. L’augurio è che storie come quelle di Ganna possano uscire dal perimetro dei cultori e degli appassionati per essere riprese e riproposte in modo più ampio e diffuso”.
Il Presidente del Consiglio regionale, Federico Romani, ha introdotto così l’evento che a Palazzo Pirelli ha ricordato i 140 anni dalla nascita di Luigi Ganna, vincitore della prima edizione del Giro d’Italia nel 1909.
Testimonial d’eccezione dell’incontro è stato Vincenzo Nibali, che ha speso parole d’ammirazione per i campioni d’inizio ‘900. “Se il ciclismo è diventato uno sport importante e ha saputo raggiungere tutti i continenti -ha detto- lo dobbiamo a grandi personaggi come Ganna, protagonisti di imprese eroiche ora impensabili. I ciclisti di quell’epoca correvano con biciclette pesanti, su strade impossibili e chilometraggi infiniti. Non riesco nemmeno a immaginare come si potesse portare a termine una corsa”.
In effetti si pedalava anche per venti ore di fila e se necessario sfidando le intemperie. Non a caso, ha ricordato Stefania Bardelli, autrice del libro “40,405” (titolo che ricorda il record italiano sull’ora di Ganna), il vincitore del primo Giro è stato chiamato “il re del fango”. Bardelli ha ripercorso carriera sportiva e imprenditoriale del campione, zio di suo nonno Umberto e quindi amico di famiglia.
A testimoniare il profondo legame di Ganna con la famiglia era presente la nipote Graziella Marzoli, che ha voluto citare alcuni protagonisti di un tempo felice per lo sport e l’imprenditoria varesina come quello degli anni ’50 e ’60. Su tutti Giovanni Borghi, “che ha voluto una squadra ciclistica della Ignis, equipaggiandola con biciclette Ganna”. Una parola di gratitudine è stata spesa anche per Vittore Frattini, autore del monumento installato di fronte all’ingresso del Velodromo “Luigi Ganna” di Varese.
L’Assessore alla cultura e allo sport del Comune di Induno Olona Maurizio Tortosa ha annunciato che nei giorni 22-23-24 settembre verrà organizzata una serie di eventi per celebrare i 140 anni dalla nascita di Ganna, originario appunto di Induno Olona nel rione di San Cassano dove ancora oggi sorge la casa natale. Induno è un paese su cui convergono due valli del varesotto: la Valceresio e la Valganna, entrambe teatro di imprese ciclistiche e luoghi amati da cicloturisti e sportivi della bicicletta.
E in quanto originario e legato alla Valganna, il Vicepresidente del Consiglio regionale Giacomo Cosentino ha portato un saluto per sottolineare l’importanza del ricordo di campioni come Ganna, “grandi uomini prima ancora che grandi sportivi, persone che hanno dato un contributo notevole alla storia del nostro Paese”.
Nella sala per l’occasione sono state messe in mostra due biciclette d’epoca: le Ganna da corsa del ’23 e del ’38, messe a disposizione dal Museo Nicolis di Verona rappresentato dalla Presidente Silvia Nicolis, esemplari di una collezione unica comprendente 110 biciclette, 200 auto e 100 moto d’epoca, oltre a 500 macchine fotografiche, 100 strumenti musicali, parti e strumenti d’aereo e di monoposto di Formula 1.
A coordinare gli interventi nel corso dell’evento, che la sede del Consiglio regionale ha ospitato anche su proposta del Consigliere Emanuele Monti, è stato il giornalista Alessandro Brambilla, che ha coinvolto in particolare Nibali in un confronto tra il ciclismo dei suoi tempi e quello di inizio ‘900.
Ritratto di Luigi Ganna
“Il muratore varesino Luigi Ganna è alto e forte, ha il viso aperto e gioviale del semplice: sotto la camiciola inzaccherata di calce s’indovina il torso possente”. Gianni Brera immaginava così quel ragazzotto che ai primi del Novecento si presentò al “Club Granida” di Piazza d’Armi a Milano, dove corridori più o meno improvvisati si sfidavano per alimentare le scommesse del pubblico. Luisun era nato nel rione San Cassano di Induno Olona il primo dicembre 1883 e aveva una forza taurina: a diciassette anni faceva il pendolare dalla Valceresio a Milano in bicicletta. Pedala e pedala, eccolo attratto dal ciclismo. Diventa dilettante nel 1905 e debutta professionista alla prima edizione del Giro di Lombardia (è terzo dietro al “Diavolo rosso” Gerbi e a Rossignoli). Partecipa al Tour: con Galetti e Pavesi forma il trio dei moschettieri italiani. Le corse dell’epoca sono trasferimenti avventurosi in mezzo a mille pericoli e a strade impossibili. Ma nulla ferma il coriaceo Ganna, un corridore speciale, fortissimo sul passo ma un po’ fermo in volata. L’anno d’oro del nostro è il 1909, quando vince Sanremo e Giro d’Italia (prima edizione). Sulla Riviera dei Fiori compie un’impresa epica: primo sul Turchino in mezzo a una bufera con pioggia e nevischio, fora in discesa ma recupera su tutti e poi fugge di nuovo. Al Giro è l’apoteosi (tre tappe e la classifica finale), che lo fa diventare il ciclista italiano più forte e più famoso. La Gazzetta celebra il campione e dedica queste righe alla Val Ganna: “Una valle che nel verde che s’adagia nasconde la roccia e il granito … terra classica di scultori, ha diffuso intorno a sé una simpatica forma di intelligente rudezza. Degli uomini di quella valle, alti, asciutti, induriti sulle strade montane, si dice: sono dei forti”. Legatissimo all’Atala, per la quale ha corso a lungo, Ganna è uno sportivo accorto e saggio capace di slanci e di iniziative intraprendenti. Non s’accontenta dei successi e si dedica con determinazione e passione alla famiglia e all’azienda di bici e moto che ha fondato. Negli anni cinquanta correrà per il marchio Ganna anche il grande Fiorenzo Magni. Luisun, amatissimo imprenditore, scomparirà il 2 ottobre 1957.