La Giustizia minorile negli anni post Covid: casi in aumento

Dopo la pandemia strutture ed operatori messi a dura prova. Le audizioni della Commissione speciale

La pandemia ha lasciato dietro di sé una serie di conseguenze negative tra le quali si distingue senza dubbio l’aggravarsi del disagio giovanile caratterizzato dalla incapacità di relazionarsi e di affrontare la realtà. Una ulteriore ripercussione di ciò può essere verificata nella situazione delle strutture della Giustizia minorile, alle prese con persone da assistere sempre più numerose e in buona parte responsabili di reati come rapine ed estorsioni. Alla luce di questo scenario la Commissione speciale sulla situazione carceraria, presieduta da Alessia Villa (FdI), ha deciso di iniziare il proprio lavoro con alcune audizioni di conoscenza e di approfondimento. Le prime operatrici del settore ad essere ascoltate sono state le dottoresse Francesca Perrini (dirigente del Centro di giustizia minorile di Milano) e Teresa Mazzotta (dirigente dell’Ufficio interdistrettuale di esercizio penale esterna di Milano nonché dell’istituto penitenziario di Bergamo). La prima è più importante tendenza sottolineata nel corso delle relazioni riguarda l’incremento delle problematiche sanitarie: i ragazzi destinati alle Comunità socioeducative evidenziano sempre di più casi di abuso di sostanze stupefacenti e alcol e come ulteriore elemento significativo un ricorso sempre più massiccio agli psicofarmaci. Di fronte a questa realtà, è stato fatto notare dalle operatrici, si registra una carenza di strutture e di personale qualificato (da notare in particolare la necessità di educatori e di mediatori culturali), un limite aggravato dalla difficoltà da parte del territorio di fare prevenzione e di mettere a disposizione percorsi terapeutici. Attualmente i ragazzi ospitati in Comunità socio educative sono 250 ma il numero è destinato a crescere. Col segno più anche la tendenza riferita alle persone adulte raggiunte da provvedimenti di esecuzione penale esterna (circa seimila) e per le quali è fondamentale assicurare percorsi di lavoro. “Il lavoro retribuito – è stato sottolineato dalla dottoressa Mazzotta- è il primo e decisivo elemento che può abbattere i casi di recidiva”. La Commissione proseguirà le audizioni incontrando altri operatori e i rappresentanti della Giunta regionale, per fare il punto sulle misure adottate dalla Regione nella scorsa legislatura.