In Aula il dibattito sulla comunicazione del Presidente Fontana

in tema di suicidio medicalmente assistito

Milano, 11 marzo 2024 – La seduta odierna del Consiglio regionale della Lombardia, presieduta da Federico Romani, è stata aperta da una comunicazione del Presidente della Giunta regionale, Attilio Fontana, in tema di applicazione delle disposizioni di cui alla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 sul suicidio medicalmente assistito (SMA).

Il Presidente Fontana ha esordito auspicando un “confronto sereno e inclusivo, basato sui fatti e non dimenticando mai il doveroso rispetto da riconoscere a una persona che per libera scelta e in piena coscienza ha deciso di compiere un estremo gesto”. Ha poi informato in merito all’istituzione, con decreto del 19 novembre scorso, del Tavolo Regionale per lo studio e l’approfondimento dei temi posti in essere dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019. Il Tavolo, ha ricordato, si è riunito il 5 e 19 novembre e il 13 dicembre per approfondire “possibili soluzioni volte a dar seguito a quanto previsto dalla Corte”. Successivamente il Presidente ha ricostruito la vicenda seguita al deposito, presso l’ASST Fatebenefratelli-Sacco, di una richiesta di suicidio medicalmente assistito. Il caso è stato affrontato dal Collegio di valutazione, che ha dichiarato sussistenti le quattro condizioni stabilite dalla Consulta, e dal Comitato etico territorialmente competente che ha interloquito con la richiedente. “La prescrizione del farmaco -ha detto il Presidente Fontana- è stata effettuata dal medico di fiducia individuato dalla paziente e il farmaco è stato fornito, così come avvenuto in analoghi casi nelle altre regioni, da parte dell’Azienda sanitaria”. Ha poi aggiunto che “di questi fatti non è stato possibile dare evidenza e informazione in ragione della richiesta di riservatezza da parte dei legali dell’interessata”. Il procedimento, ha poi precisato, “è avvenuto in un quadro di autotutela della Regione affinchè venisse evitata la soccombenza di fronte a un giudice”, come avvenuto in altre regioni dove agli Enti coinvolti sono state imputate sanzioni per i ritardi nell’attuazione della procedura stabilita dalla Consulta. Fontana ha concluso riferendo che la Lombardia si è rivolta alla Conferenza Stato-Regioni affinchè sul tema venga individuata una posizione comune in vista dell’approvazione di una norma nazionale. “Una normativa chiara, definitiva e certa -ha detto- è innanzitutto una questione di civiltà”.

Dopo la comunicazione del Presidente sono intervenuti Consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione.
Pierfrancesco Majorino (PD) è intervenuto sull’ordine dei lavori chiedendo che venga trasmessa al Consiglio la documentazione del Tavolo istituito dalla Giunta sul tema.

Un intervento “puntuale e preciso, che ha chiarito il percorso applicato seguendo le sentenze della giurisprudenza, agendo in autotutela per evitare l’inadempienza”. Così il Capogruppo di Forza Italia, Fabrizio Figini, ha commentato la ricostruzione dei fatti da parte del Presidente Fontana. Figini ha inoltre rilanciato l’appello affinchè il Parlamento, cui spetta la competenza legislativa sul suicidio medicalmente assistito, intervenga con urgenza. “Questa latitanza fa male ai cittadini e al Paese – ha sottolineato Figini -. La politica abbia il coraggio di esprimersi, evitando che la magistratura debba operare scelte politiche”.

Difesa della vita, somministrazione di cure palliative e terapia del dolore sono le posizioni per evitare il ricorso allo SMA, secondo il Consigliere Nicholas Gallizzi (Noi Moderati). “Davanti a una richiesta così estrema occorre chiedersi il perché – ha spiegato Gallizzi – . Le leggi devono offrire le soluzioni umanamente più dignitose. La sentenza della Corte Costituzionale non ha sancito il diritto allo SMA, il diritto alla morte, ma solo la libertà di poter auto-assumere il farmaco letale, in presenza di alcune condizioni. La Regione non ha il diritto di andare oltre, ma si deve fermare: non concordiamo con la posizione assunta da Regione Lombardia”.

Siamo dalla parte della tutela della vita e non possiamo sostenere o accettare, per la nostra storia, che ci si organizzi per individuare le procedure per eliminare un malato sofferente. Oggi esprimiamo insoddisfazione e amarezza perché riteniamo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là andando oltre il confine che le compete. Non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito. Non c’è obbligo che il sistema sanitario fornisca il farmaco letale“, quindi “chiediamo che ci si fermi”. Così il Capogruppo di Fratelli d’Italia, Christian Garavaglia, ha preso posizione nei confronti del Presidente Fontana “che continuiamo in ogni caso a sostenere”. Bene l’impegno espresso dal Governatore per aumentare il ricorso alle cure palliative “ma è inaccettabile che mentre in Aula si dibatteva il tema, Regione abbia istituito un Tavolo delle regole avviando un procedimento di SMA senza il coinvolgimento dell’Assemblea: su questo aspetto siamo distanti. Su un tema così delicato occorre attendere e riflettere”.

Abbiamo trascorso intere settimane qui dentro – ha detto Nicola Di Marco (M5Stelle) – e mentre veniva sostenuto che non avevamo competenza, la Giunta decideva di procedere. Così oggi Fontana si trova costretto a intervenire qui per proteggere il suo Assessore dal fuoco amico. Ma qual è la risposta del Presidente alla sua maggioranza che gli chiede di fermarsi, di non dare luogo ad altri casi?”. Il Consigliere ha anche accusato la maggioranza di “sentirsi al di sopra della Corte e delle leggi e di non volere neanche una normativa nazionale”.

Per il Partito Democratico, la Consigliera Carmela Rozza ha voluto ringraziare il Presidente Fontana, l’ospedale e chi ha contribuito a compiere gli sforzi necessari per ascoltare Serena (nome di fantasia), applicando quanto previsto dalla Corte Costituzionale. “In una seria democrazia -ha aggiunto- le leggi si applicano e noi con la proposta Coscioni e i nostri emendamenti intendevamo dare una risposta per regolamentare l’attuazione della sentenza della Consulta. Il Servizio sanitario ha infatti il dovere di dare risposte. Apprezzo il fatto che si sia proceduto in autotutela e auspico che il Consiglio riprenda l’iniziativa”.

Anche la Consigliera Lisa Noja (Italia Viva) ha voluto ringraziare Fontana e ha invitato i Consiglieri della maggioranza a farsi sentire con i loro riferimenti parlamentari affinchè “si esca dall’ipocrisia e si voti finalmente una legge nazionale. E’ poi importante -ha detto- che si superi quanto accaduto. Verifiche e procedure non devono essere effettuate nelle segrete stanze, perché ogni cittadino che si trova nelle condizioni previste dalla Corte possa conoscere che cosa gli è dovuto. Dobbiamo avere rispetto per tutti i cittadini e spero che il Consiglio su questo tema riprenda un’iniziativa”.

Occorre rimettere al centro le persone, alzando l’attenzione per ascoltare i cittadini che non sanno come affrontare con dignità le loro sofferenze, continuando a combattere per segnare un passo avanti su questo tema su cui la politica continua a mancare”. Così Michela Palestra, Consigliera del Patto civico, ha raccolto l’invito per riaprire in Consiglio regionale il dibattito. “E’ inaccettabile che il tema sia considerato solo tecnico, senza entrare nel merito, deresponsabilizzando la politica. Occorre che tutti noi facciamo un passo avanti”.

Accanto al tema del diritto alla vita e alla possibilità di un suicidio medicalmente assistito, occorre affiancare il tema della dignità e della libertà di scelta”. Così il Consigliere Onorio Rosati (AVS) il quale ha sottolineato come “per la pima volta in questa Assemblea si è discusso nel merito la questione, fotografando una realtà che era a tutti nota già a novembre. Ammiro il coraggio della Regione Toscana che ha deciso di deliberare una sua legge, una decisione che manca a questo Consiglio. Il tema non va posto a livello etico-morale, sulla vita e la morte, questione che nemmeno a livello nazionale si può affrontare senza lasciare sole le persone. Occorre entrare nel merito per evitare che la decisione venga assunta dai Tribunali, o andando all’estero o comprendo altrove il farmaco”.

Il tema della tutela della salute è materia concorrente e quindi auspico che il Parlamento nazionale legiferi in tempi certi e rapidi per evitare che le Regioni deliberino leggi con profili di incostituzionalità, realizzando di fatto una disparità di trattamento”. In tale senso si è espresso Luca Marrelli (Lombardia Ideale) il quale ha condiviso l’illustrazione del Presidente Fontana, “ampia e giuridicamente corretta”.

Per il Capogruppo della Lega, Alessandro Corbetta, il Presidente Fontana “ha fatto bene a rendere questa informativa cui è seguito un dibattito su un tema dove devono essere messe da parte appartenenze politiche e ideologiche. Rimaniamo convinti –ha sottolineato- che sia necessaria una legge quadro e che tutte le Regioni debbano poter fare riferimento a un’unica normativa nazionale, che ora non è più rinviabile. La Lombardia, in questo senso, in Conferenza Stato-Regioni, deve favorire un’azione di coordinamento tra le Regioni”. Corbetta ha spiegato che sul tema la Lega ha previsto libertà di coscienza e che infine “è buona cosa che sia stata rispettata la volontà di Serena, la paziente che si è autosomministrata il farmaco letale”.

Martina Sassoli (Lombardia Migliore) ha ringraziato il Presidente Fontana per aver dimostrato “equilibrio, sensibilità e senso del dovere istituzionale. Ancora una volta -ha aggiunto- Regione Lombardia si è dimostrata pragmatica e non ideologica, non sottraendosi a questo tema in attesa di una normativa nazionale. Trovo irriverenti le parole dei Consiglieri di FdI quando chiedono alla Regione di fermarsi evitando di avallare ulteriori procedure. Il Presidente solleciti ora in Conferenza Stato-Regioni il riconoscimento di questo nuovo diritto e un’iniziativa a sostegno dell’approvazione di una legge nazionale”.