“In un periodo in cui nella nostra società sembra prevalere lo scetticismo e la disaffezione alla partecipazione sociale e manca spesso la volontà di assumersi in prima persona responsabilità civili, dobbiamo prendere spunto proprio dalla ricorrenza festiva del 2 giugno per ricordarci che 75 anni fa siamo stati capaci come italiani e come lombardi di rimboccarci le maniche e ricostruire al meglio un paese impoverito e provato dalla guerra. Negli anni successivi siamo stati capaci di superare anche le contrapposizioni ideologiche e politiche per unirci nella difesa della Repubblica dagli assalti dei nemici della democrazia, in primo luogo dalla violenza sanguinosa del terrorismo prima e delle organizzazioni criminali e mafiose poi. Il 2 giugno deve continuare ad essere pertanto un collante di valori ideali e politici, motore di una dialettica capace di superare i contrasti in nome degli interessi superiori della comunità nazionale.
In questa giornata è importante rendere omaggio a coloro che hanno contribuito a difendere la nostra Repubblica e i nostri valori, a cominciare dalle forze dell’ordine e dai nostri soldati impegnati in missioni di pace e sicurezza in tutto il mondo, che ogni giorno rischiano la propria vita per proteggere il nostro Paese. La democrazia e la libertà non sono mai acquisite definitivamente. Richiedono impegno costante, vigilanza e una partecipazione attiva da parte di tutti i cittadini, affinchè la fiamma della democrazia e della libertà continui a bruciare luminosa nel futuro.
Consapevoli che la vera forza, la vera anima di ogni Paese e di ogni istituzione sono e restano sempre i suoi cittadini. A loro va il grazie delle nostre istituzioni per quanto quotidianamente fanno per le nostre comunità. La Festa della Repubblica è la loro festa, la festa dei lombardi e di tutti gli italiani. Viva la Lombardia, viva l’Italia, viva la Repubblica!”
Lo sottolinea il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani, che il 2 giugno partecipa alle celebrazioni per il 77° anniversario della Repubblica alla Villa Reale di Monza.
La data di nascita della Repubblica italiana, il 2 giugno 1946, è anche la data della prima votazione a suffragio universale.
Il suffragio universale, con la possibilità per le donne di votare, fu introdotto infatti il 31 gennaio 1945, con un decreto del Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi (e quindi ratificato il 16 marzo 1946 dal governo De Gasperi).
Per i cittadini di sesso maschile la possibilità di voto a prescindere dalle condizioni di censo e istruzione era stata introdotta già nel 1912 e perfezionata nel 1918, al termine del primo conflitto mondiale, quando fu estesa a tutti i cittadini maschi , che avessero compiuto il 21° anno di età e anche – prescindendo dai limiti di età- a tutti coloro che avessero prestato servizio nell’esercito mobilitato.
Il referendum del 2-3 giugno del 1946, in cui tutti gli italiani – uomini e donne senza distinzione di censo e di cultura – furono invitati a scegliere fra Monarchia e Repubblica vide una partecipazione amplissima.
Gli aventi diritto al voto erano oltre 28 milioni (28.005.449), i votanti furono quasi 25 milioni (24.946.878), pari all’89,08%.
Fra il voto e la proclamazione ufficiale dei risultati da parte della Corte di Cassazione, il 10 giugno, passarono giorni cruciali per la storia della Repubblica.
Alcide De Gasperi assunse i poteri di Capo provvisorio dello Stato (nella notte fra il 12 ed il 13 giugno) e il Re Umberto II, il 13 giugno, partì per l’esilio in Portogallo. Secondo i risultati del Referendum, infatti 12 milioni, 717mila e 923 cittadini si dichiararono favorevoli alla forma repubblicana mentre 10 milioni, 719mila e 284 cittadini rimasero fedeli alla Monarchia.
Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l’Assemblea costituente, l’Assemblea liberamente eletta che avrebbe scritto la Costituzione repubblicana.
Il risultato del voto confermò il radicamento dei tre grandi partiti di massa: la Democrazia Cristiana ebbe il 35,21 % dei voti, la maggioranza relativa dell’Assemblea, mentre il Partito Socialista e il Partito Comunista raggiunsero insieme il 39,61 %. I tre maggiori partiti ottenevano complessivamente circa il 75% dei suffragi.
Di lì a pochi giorni, il 25 giugno 1946 iniziarono dunque anche i lavori della Costituente, la quale, il 28, elesse al primo scrutinio il giurista Enrico De Nicola (esponente della cultura politica liberal-democratica e Presidente della Camera dal 1920 al 1923) a Capo provvisorio dello Stato e circa quindici giorni dopo votò la fiducia al secondo governo De Gasperi, sostenuto dai tre maggiori partiti (DC, PCI, PSI).
Il 1º gennaio 1948, la Costituzione repubblicana entrò in vigore e De Nicola assunse le funzioni di primo Presidente della Repubblica.
Dal 1947, il 2 giugno è la Festa della Repubblica italiana.