93 anni e non sentirli. Non invecchia, esce ogni settimana vestita di rosso, verde o blu e risulta in linea, come le creature più giovani di lei, con sito web, app e social, pronti a celebrare il compleanno con 24 ore di giochi e sfide.
Una regina. Un’icona: La Settimana Enigmistica. In edicola per la prima volta il 23 gennaio del 1932, da allora, senza paura delle imitazioni e scegliendo di non accogliere pubblicità sulle sue 48 pagine, va avanti come un treno, tenendosi però a “distanza ravvicinata” dal mondo.
Avvolta, sin dai suoi esordi, da un alone di riserbo – con pochi dati certi sulla tiratura, il fatturato e i redattori che se ne occupano, a parte qualche rara eccezione, come per esempio i milanesi Bartezzaghi, il padre Piero e il figlio d’arte Alessandro, attuale direttore della rivista – il suo mito resiste da quasi un secolo senza ombra di crisi toccando la vetta di quasi 5000 numeri. Proprio giovedì 23 gennaio, nel suo 93esimo compleanno e nel tradizionale giorno di uscita settimanale, saranno 4844.
Faticano a sopravvivere le edicole. Arrancano i giornali. La Settimana Enigmistica resiste, gode di ottima salute e vanta il privilegio di essere tra le riviste più amate e acquistate, come fosse impermeabile al tempo. La sua forza è il “suo pubblico” fortemente legato alla carta stampata. In realtà, il giornale è sempre stato attento alle nuove tecniche editoriali, ma il sito e le app non sembrano essere particolarmente frequentate: quel che fa la differenza è proprio l’edizione cartacea.
In tutti questi anni, ha corso senza farsi spettinare più di tanto. Ha inventato termini ancora oggi in uso. Ha coniato l’espressione “Parole crociate”, di cui ha registrato il marchio. Il titolo di una sua rubrica “Strano ma vero” si è trasformato in un modo di dire. Le sue vignette, raccogliendo le trasformazioni di quasi un secolo, sono un archivio dei luoghi comuni popolari in ogni decennio. “Il Bartezzaghi”, il più celebre tra gli schemi crociati, tanto raffinato quanto ostico, che prendeva il nome dal suo autore lombardo, originario di Vittuone, è entrato nell’immaginario collettivo come sinonimo di “impresa difficile ma affrontabile”.
A sperimentare la diffusione delle moderne “parole crociate” fu Giorgio Sisini, Conte di Sant’Andrea, che realizzò la prima rivista in un piccolo appartamento di Milano, preso in affitto per andare a vivere con la sua futura e bellissima consorte di origini viennesi, Idell Breitenfeld. Fu proprio lei ad ispirarlo, perché la passione per enigmi, rebus e schemi, fulcro del periodico, di cui rimase direttore per ben 41 anni, gli sarebbe nata frequentando la nobiltà austriaca, dove negli anni ‘30 imperversavano giochi linguistici e di logica.
Il successo fu immediato. Insieme ai quotidiani, i fumetti, i fotoromanzi e la TV, la sua creatura avrebbe rappresentato uno dei più grandi veicoli di alfabetizzazione e nel dopoguerra sarebbe diventata il passatempo per eccellenza. Come prevedibile, al suo epocale consenso si accompagnarono numerosissimi tentativi di imitazione. Tutti con scarsa fortuna: nessuno è riuscito a spodestarla dal trono. Lo sanno bene a Milano, nella redazione di Palazzo Vittoria, visto che una settimana sì e una no pubblicano in prima pagina la didascalia enfatica e suggestiva, comprensiva di punto esclamativo, “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione!“.
Sempre fedele a sé stessa, tanto da consentire ai suoi lettori di trovare regolarmente nella stessa pagina e nella stessa posizione alcuni appuntamenti a cui sono tradizionalmente legati, la Settimana Enigmistica non si è fatta condizionare dalla “modernità”, piuttosto l’ha assecondata senza rinnegare il passato, come testimonia la citazione del nome del suo fondatore sull’ultima pagina di ogni numero.
Ha vinto la sfida con chi scommetteva che l’andar del tempo l’avrebbe messa in un angolo e ha avuto il coraggio di rifarsi il look, pur nel suo stile “conservatore”. Si è dotata di un sito, di un’edizione digitale, di giochi interattivi, ma soprattutto si è connessa al mondo attraverso Facebook e Instagram, dove manca poco per “La Giornata Enigmistica” del 23 gennaio, una grande festa di compleanno aperta a tutti: su entrambe le pagine, per 24 ore, allo scoccare di ogni ora, verranno pubblicati diversi giochi e il vincitore di tutte le sfide sarà “incoronato” sulla piattaforma.
Ha cambiato il font e introdotto il colore, ha invece mantenuto l’alternanza di genere nella foto dei vip in prima pagina e la rigorosa catalogazione. I numeri della rivista e dei giochi sono progressivi dal primo giorno di pubblicazione: non ricominciano ogni anno ma si accumulano settimana dopo settimana. Tutto quello che c’è nel giornale – tranne le barzellette – è numerato in un inventario infinito.
Sull’onda del boom editoriale, è nato il primo fratello “Il Blocco Enigmistico”, oggi “Mese enigmistico”. Dopo di lui, ad affiancare la sorella maggiore, hanno debuttato il mensile “Mondo Sudoku” e il settimanale “Sudoku – La Settimana Enigmistica”, “Bar Vacanze” e il mensile “La Vacanza Enigmistica”.
Politicamente neutrale, non ha mai interrotto le pubblicazioni. Solo in due occasioni, con una puntuale spiegazione dell’accaduto e chiedendo scusa ai lettori, la sua edizione è slittata di qualche mese. Per la Guerra nel 1943 e la Liberazione nel 1945.
Stagione dopo stagione, la Settimana Enigmistica ha continuato a sedurre. È un alleato contro la noia che unisce le generazioni, che stuzzica con rebus, indovinelli, concorsi, aneddoti cifrati, enigmi, anche polizieschi. Che fa strabuzzare gli occhi col suo “Forse non tutti sanno che…”, che strappa un sorriso con le iconiche “Risate a denti stretti”. Che, ancor di più, solletica la curiosità e l’istinto di provarci con quelle croci di parole che sfidano i giocatori a trovare un certo numero di vocaboli da collocare orizzontalmente e verticalmente in un reticolato predisposto. Uno schema che in molti sui social, non senza ironia e con un po’ di imbarazzo, cercando solidarietà tra gli utenti, confessano di compilare ancora oggi come lo hanno visto fare a genitori, nonni e amici di ombrellone: in stampatello e a matita. Usando la penna – fanno notare diversi commenti – bisogna munirsi del correttore bianco! Come dargli torto… In ogni caso, però, non ci si perda d’animo se non si riesce a completare il gioco. La rivista dedica da sempre le ultime pagine alla soluzione dei quiz contenuti nel numero precedente!
Capostipite e modello di tutte le pubblicazioni italiane di enigmistica, il giornale di Piazza Cinque Giornate si è via via rinforzato grazie a importanti contributi intellettuali. Come quello di Piero Bartezzaghi, il “Re dei cruciverba”, il primo a inserire parole straniere, marchi commerciali, neologismi, fatti e note di attualità e politica. Nel 1951 uno dei grattacapi era indovinare quale fosse “il sogno dei milanesi”. Ovviamente, a quel tempo, la risposta corretta era “metropolitana”.
Un maestro che si divertiva con la lingua italiana, che costruiva giochi complessi spesso senza rivelare al pubblico la sua identità, facendo uso di diversi pseudonimi.
La sua fama resta però indissolubilmente legata alle “Parole Crociate a Schema Libero”, che inventò e firmò per oltre trent’anni con l’iniziale del nome e il cognome per intero. Per tutti, quel modello innovativo a caselle bianche e nere a pagina 41, era “il Bartezzaghi”, la sfida settimanale più stimolante. Punto di riferimento per i lettori, traino per le vendite, abbastanza per convincere i vertici a continuare a pubblicarlo, conservandone la firma, per diverso tempo anche dopo la sua morte prematura, mai comunicata ai lettori.
Ai suoi figli, ancora piccoli, che si interrogavano su quale fosse il mestiere del papà, sempre chino sul tavolo a incrociare parole, collezionando incastri “quasi” impossibili, Piero Bartezzaghi rispondeva: “Potete dire che sono un impiegato”.
Altro che impiegato. Il Signore dell’Enigmistica.