Quella contro i femminicidi è “innanzitutto una battaglia culturale” secondo il Presidente del Consiglio regionale Federico Romani, che ha aperto nell’Aula consiliare il momento di confronto dedicato alle politiche contro la violenza sulle donne, con cui sono iniziati i lavori del Consiglio di questa mattina.
“Bisogna favorire l’emersione della violenza nascosta, per poterla prevenire” ha detto Romani. Il Presidente ha ricordato il ruolo importante ma non ancora sufficiente delle reti territoriali, sottolineando anche la centralità dei percorsi educativi per un efficace cambio di prospettiva.
Nel 2023 Regione Lombardia ha incrementato le sue politiche di contrasto alla violenza contro le donne, ha detto l’Assessore Elena Lucchini: “Sono quasi 10 milioni di euro le risorse destinate anche per le annualità 2024/25”. Fra gli interventi promossi dalla Regione, Lucchini ha ricordato le 150 Case Rifugio, le azioni per l’autonomia abitativa e gli alloggi Aler gratis alle donne vittime di vittime di violenza (misura cui sono stati dedicati 1,5 milioni di euro), gli accordi con l’Ordine degli Avvocati per il “gratuito patrocinio” (cui sono destinati 300mila euro), i bandi rivolti al sistema universitario e agli enti di formazione. Il nostro impegno, ha detto Lucchini, “è proseguire queste azioni, coinvolgendo anche la società civile, a partire dalla famiglia e dalla scuola”.
In Aula ha quindi fatto seguito il dibattito che ha coinvolto i gruppi consiliari.
C’è bisogno di osservazione attenta e di “responsabilità coerente”, secondo Pierfrancesco Majorino, capogruppo PD, di raddoppiare i fondi per i centri antiviolenza e di condannare risolutamente il “modello patriarcale” della società.
Anche per Lisa Noja (Azione) vanno aumentati i finanziamenti e rafforzata la formazione, mentre per il Patto Civico, secondo Luca Paladini, va migliorata la visione sistemica, puntando sulla prevenzione.
Le azioni giuridiche, per quanto importanti non sono sufficienti, se non accompagnate dall’attenta osservazione dei segnali e dall’accompagnamento precoce del disagio, secondo Martina Sassoli (Lombardia Migliore).
La responsabilità di certi gesti è di tutti, secondo Ivan Rota (FI), anche dell’inflazione di una cultura dei diritti che non insegna ad accettare dei “no”.
Per Silvia Scurati (Lega) i diversi e multiformi aspetti della violenza vanno affrontati in maniera trasversale, a cominciare dall’ambito scolastico e dalla famiglia.
Le cose vanno chiamate col loro nome, secondo Onorio Rosati (Alleanza Vedi e Sinistra) ossia femminicidio e patriarcato. “Non ci sono differenze partitiche, ma si tratta di temi politici” ha detto.
Il ruolo essenziale delle scuole, a partire da quelle di primo e secondo grado, è stato sottolineato da Nicolas Gallizzi (Noi Moderati).
“La violenza sta invadendo la nostra società” ha avvertito Paola Pizzighini (M5S), ricordando che tutti i temi della prevenzione e del contrasto alla violenza sono al centro di una mozione presentata oggi dai gruppi di minoranza del Consiglio.
Per Maira Cacucci (FdI) bisogna fare molta attenzione alle fake news, come quella secondo cui il Governo avrebbe ridotto i fondi per le politiche antiviolenza, “fondi che sono stati invece incrementati da 17 a 30 milioni”.
Secondo Luca Marrelli (Lombardia Ideale), l’intervento legislativo non basta da solo; serve un lavoro culturale di “sinergia fra politica, famiglia, scuola ed istituzioni”.
Prima della cerimonia, sono state distribuite e a tutti i Consiglieri regionali le magliette “arancioni” con la scritta “1522 Non sei da sola”.