La catena agroalimentare italiana conta oltre 1,2 milioni di imprese e, con un fatturato di 204,5 miliardi, genera 65 miliardi di valore aggiunto, dei quali più di 30 dal comparto Food&Beverage con una crescita dell’export italiano del +17% nel 2022 sul 2021. Sono i dati di maggior interesse che emergono da TUTTOFOOD, la rassegna più importante del settore che chiude oggi a Fiera Milano.
Anche l’Europa, uno dei principali attori delle filiere agroalimentari mondiali, è in crescita: secondo dati UE, il Food&Beverage è il più grande settore manifatturiero europeo in termini di posti di lavoro e valore aggiunto. Negli ultimi dieci anni le esportazioni europee sono raddoppiate in valore, superando i 90 miliardi di euro e con un surplus di oltre 30 miliardi.
Un trend che sta conquistando anche i buyers stranieri arrivati in questi giorni a Milano da tutto il mondo per prendere contatto con i 2.500 brand provenienti da 46 Paesi, compresi alcuni debutti come quello dell’Arabia Saudita, Sudafrica e Svezia.
Presenti anche ben 24 consorzi di tutela di prodotti tipici italiani tra i quali, solo per citarne alcuni, Aceto Balsamico di Modena, Gorgonzola, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pasta di Gragnano, Prosciutto Toscano.
Da analisi e workshop che si sono svolti in questi giorni a TUTTOFOOD è chiaro come il settore Food&Beverage destinato a crescere anche attraverso canali innovativi come l’e-commerce. In Italia nel 2022 i consumatori che hanno utilizzato canali digitali per i loro acquisti hanno superato quota 33 milioni, con un incremento di oltre un terzo (+36,3%) rispetto ai valori precedenti alla pandemia, mentre sono ben 1,39 milioni le consegne mensili in negozio di prodotti acquistati online dallo stesso retailer (dati Netcomm).
Da questi numeri, però, parte anche la sfida alla sostenibilità che coinvolge soprattutto i mercati emergenti come i Paesi del Medio Oriente e il Sudafrica. La FAO, presente a TUTTOFOOD, stima che il settore Food&Beverage produca circa l’8-10% delle emissioni di gas serra. Occorre, quindi, passare a un modello di economia circolare che coniughi innovazione, qualità, sicurezza alimentare e disponibilità di cibo per tutti.
L’altra sfida che sarà decisiva nei prossimi anni è quella dello spreco alimentare: il 14% della produzione agroalimentare è perso già nella fase di raccolta e distribuzione e il 17% nel consumo, mentre i rifiuti alimentari generano 49 milioni di tonnellate di metano e rappresentano quasi il 10% delle emissioni di gas serra. Spreco di cibo che contribuisce anche ai cambiamenti climatici, mentre si potrebbe dare da mangiare a buona parte di quegli oltre 800 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame.