Una preghiera per la pioggia, nelle terre del riso e del grano

Una situazione drammatica, con una severità idrica “alta”. Una mancanza di precipitazioni che sta uccidendo piante, animali, privando anche di risorse energetiche città ed industrie. E mentre le istituzioni sono al lavoro per cercare di affrontare questa inattesa, nuova emergenza, anche la Chiesa si mobilita con il linguaggio che le è proprio: quello spirituale della preghiera. Sabato 25 giugno, monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, sarà in tre chiese del territorio agricolo della Diocesi a pregare per quanti soffrono per la siccità, invocando la “Madonna della Bassa”, “perché la provvidenza di Dio venga in aiuto alla nostra debolezza».

Il programma prevede un breve pellegrinaggio nelle “terre del riso e del grano, le terre dei fossi e dei campi”: alle ore 14, preghiera del Rosario nella chiesa di S. Ambrogio a Trezzano sul Naviglio (MI), seguìto alle ore 15.30, da un incontro nella chiesa di S. Martino Olearo di Mediglia (MI) ed, infine, alle ore 16.30, nella chiesa Beata Vergine del Rosario (Via Milano) a Trezzano Rosa (MI). Un itinerario che intreccia fede, devozione mariana e fertilità della terra e che ruota attorno al suggestivo affresco della “Madonna della Bassa”.

Il dipinto, che alcuni attribuiscono a Luini, è custodito nella parrocchia di sant’Ambrogio a Trezzano su Naviglio, poco più di 10 chilometri a sud ovest rispetto all’omonima basilica milanese e racconta di un antico episodio. Siamo nel 1584: è autunno inoltrato, una barca solca le acque del Naviglio. È sera e la nebbia sta ammantando ogni cosa. Dall’imbarcazione scende una figura, si scorge appena un manto rosso: è Carlo Borromeo, Cardinale di Milano di manzoniana memoria, agli ultimi giorni di vita. E’ febbricitante e, di ritorno da un ritiro a Varallo Sesia (VC), si reca nella chiesa di S. Ambrogio a pregare davanti all'effige della Madonna con bambino, nella cappelletta di destra. Quindi prosegue per Milano dove muore il 4 novembre 1584. Del fatto si ricorda 400 anni dopo, il Beato cardinale Schuster che il 6 marzo 1954 consacra la chiesa di S. Ambrogio, Santuario di Maria, e invita a onorare l'affresco del Luini, come Madonna di S. Carlo, Patrona della Bassa milanese ed effige miracolosa. E’ lui a deporre sulla testa della Madonna due corone d’oro, forgiate con gli anelli nuziali dei fedeli, come segno di ringraziamento per la fine della guerra. A rendere ancora più suggestiva la devozione, nella stessa cappella un altro affresco della “Madonna della misericordia” che raffigura Maria con le mani alzate e un ampio mantello sotto cui trovano protezione contadini e semplice gente del popolo.

Da sempre la vita dei campi, con il susseguirsi ciclico delle stagioni, è legata ai ritmi della fecondità e alla devozione femminile. Di questo si può trovare traccia anche nella chiesa di S. Martino Olearo di Mediglia, nella Cappella detta "Delle Vergini" con la grande pala seicentesca raffigurante il martirio di Sant'Eurosia, protettrice delle campagne, e le altre martiri Apollonia (che si gettò volontariamente tra le fiamme), Agata (patrona di Catania e protettrice dei costruttori di campane, che riporta ai culti pre cristiani in cui la campane erano simbolo del grembo della Mater Magna), Lucia (protettrice degli occhi “che portano luce”, e quindi speranza, e contro la carestie) e Liberata, quest’ultima venerata come colei che ha il potere di togliere i tristi pensieri e che stende la sua protezione a tutti i mali che si desiderano evitare, soprattutto infermità e afflizioni, procurando pace e serenità.

Ultima tappa del pellegrinaggio mariano dell’arcivescovo Delpini, la chiesa della Beata Vergine del Rosario a Trezzano Rosa, costruita su una preesistente chiesa di San Gottardo, santo che viene implorato contro la febbre e altre le malattie dei fanciulli, per evitare le doglie del parto e contro la grandine, molto temuta dopo un periodo siccitoso e contraddistinto da temperature alte. Perché, come ci ricorda papa Francesco nella Laudato sii (n. 53) “queste situazioni provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta”.