ll 28 gennaio saranno trascorsi 50 anni dalla scomparsa di Dino Buzzati, giornalista scrittore che legò il suo nome al Corriere della sera dove entrò come praticante nel 1928, a 22 anni, per poi diventare redattore, inviato, firma tra le più prestigiose. E’ difficile, in poche righe, condensare una personalità complessa come quella di Buzzati, che dedicò il suo talento a creazioni di fantasia e introspezione ponendo al centro delle sue opere il rapporto con il destino. Uomo di vasti orizzonti, ispirato dalle sue amate Dolomiti, spaziava nei più diversi campi artistici: pittura, musica, scrittura di racconti e romanzi, persino libretti d’opera, scenografie, poesie, fumetti, cronache giornalistiche, elzeviri. I più lo ricordano per il Deserto dei Tartari, romanzo che racconta la vicenda surreale del sottotenente Giovanni Drogo, spedito a presidiare una fortezza di confine dove per anni non accade mai nulla e perciò persino il desiderio che arrivi il nemico può costituire motivo di speranza. Una storia di fantasia, come tutte le trame di Buzzati, dove il registro immaginifico risulta essere in verità l'occasione di una profonda indagine dell’animo umano. A ispirare il quadro del deserto è naturalmente il paesaggio delle montagne bellunesi, dove Buzzati amava tornare spesso (a Belluno c’è ancora la villa di famiglia) per passeggiate e scalate sulla roccia. Milano e le montagne: i due poli della vita e dell’opera di Buzzati. Persino le guglie del Duomo di Milano, in un celebre suo dipinto, hanno preso le sembianze di una cima dolomitica. Ora Milano, ma insieme a lei numerose altre città del mondo, si appresta a ricordarlo con varie iniziative, tra le quali un convegno all’Università Iulm il 27 e il 28 gennaio.
- 18 Gennaio, 2022
- 12:00 am
- Categorie: Lombardia Quotidiano