Nona cartolina dantesca. Il mittente è Dante Alighieri. Questo il messaggio: ”Quando sarai dinanzi al dolce raggio/di quella il cui bell'occhio tutto vede,/da lei saprai di tua vita il vïaggio” (If. X 132)
La Divina Commedia è il racconto allegorico del viaggio compiuto da Dante tra l'8 e il 14 aprile 1300, attraverso i tre regni dell'oltretomba. Scopo dichiarato del poema dantesco è riportare gli uomini sulla via del bene e della verità, mediante la rappresentazione delle punizioni e dei premi.
Nella sua dimensione ultraterrena, il viaggio è un tema assai diffuso nel Medioevo occidentale e islamico. Caduta l’intenzione salvifica e la speranza escatologica, il pellegrinaggio si rivolge alla dimensione introspettiva e sociale. Anche importanti penne lombarde si sono cimentate con il genere: da Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino, sfrenato viaggio on the road attraverso la Penisola degli anni Sessanta, un Grand Tour di ventenni intellettuali e scapestrati, a tutta la serie di volumi del cremasco Beppe Severgnini (La vita è un viaggio; Manuale dell’imperfetto viaggiatore; Italiani con valigia; Italians. Il giro del mondo in 80 pizze; Signori, si cambia. In viaggio sui treni della vita) in cui la narrazione della fuga all’estero di un’intera generazione si mischia a considerazioni sulla società italiana, vizi e virtù nostrane, il futuro delle giovani generazioni, le trasformazioni epocali del sentire italico.
Se questi primi due autori legano il viaggio al racconto sociologico dell’Italia a loro contemporanea, la natura è senz’altro la chiave dei viaggi descritti da Walter Bonatti, uno dei più grandi alpinisti italiani, l’ultimo esploratore, il re delle Alpi. La bellezza, a volte anche aspra e crudele, delle cime innevate, l’intensità della solitudine, sono per Bonatti i compagni di un viaggio verso il mistero: dal fuori incantato delle montagne alle profondità dell’anima, dove si coglie il respiro della vita.
I 5 Continenti sono, invece, lo sfondo dei viaggi descritti da Giorgio Bettinelli e da Sergio Ramazzotti.
Scrittore e giornalista, il primo, nato a Crema nel 1955 e prematuramente morto nel 2008 nel Sud della Cina, ha legato i suoi viaggi a un particolare mezzo di trasporto: la Vespa. In Vespa è, infatti, il titolo libro che gli diede la fama e dove narra il suo primo viaggio su due ruote da Roma a Saigon. Le sue avventure di viaggio iniziano a quattordici anni, quando in autostop arriva da Crema a Copenaghen. L'anno dopo, ancora in autostop, giunge in Tunisia. A 17 anni la prima esperienza in Asia, il suo continente preferito, a bordo di un bus. Dopo una breve carriera musicale, si dà alla narrativa. I suoi titoli, Brum brum. 254.000 chilometri in Vespa; Rhapsody in black. In Vespa dall’Angola allo Yemen; La Cina in Vespa raccontano un modo easy di perdersi nel mondo, prima dei viaggi low cost e del turismo di massa, l’uscita da un guscio – l’Italia, gli stereotipi sociali, l’adolescenza, – con pochi mezzi e tanta curiosità, come sfida a se stessi.
Le immagini sono invece il fil rouge delle opere del milanese Ramazzotti, autore di centinaia di reportage da tutto il mondo, apparsi sulle principali testate italiane e internazionali. Nel 1996 ha pubblicato il bestseller Vado verso il Capo, cronaca di una traversata di tredicimila chilometri da Algeri a Città del Capo. A bordo di ogni genere di mezzo – bicicletta, camion, treni merci, taxi, furgoni, traghetti, barchini – o andando a piedi ci apre le porte dell’Africa e delle sue mille contraddizioni: i bisogni primari e violenti di chi si strappa di mano il cibo accanto alle straordinarie ricchezze di pochi, derelitti e trafficanti di diamanti, profughi e soldati corrotti, prostitute, mercenari e volontari. E in fondo al viaggio, i limiti e le immense potenzialità delle persone.
Chissà se tutto ciò a Dante sarebbe piaciuto: ma sempre e comunque il viaggio migliore è quello che parla al cuore della persona umana.