Ottava cartolina dantesca. Il mittente è Dante Alighieri. Questo il messaggio: “Del bel paese là dove ’l sì sona», If. XXXIII, 80)”
Si può senz’altro affermare che un’intera generazione di italiani sia cresciuta a formaggino e minestra. Un formaggio molto semplice, dal nome però importante: Belpaese. Anche se può sembrare ardito (e lo è!) accostare una pappa per bambini al Sommo Poeta, il nesso è solo un esempio di come Dante abbia plasmato la cultura e la società italiana. Coniato proprio dal bardo fiorentino e passato poi al Petrarca, il termine che oggi definisce nel mondo l’Italia, il Belpaese, venne ripreso nel 1876 dall'abate lecchese Antonio Stoppani (Lecco, 15 agosto 1824 – Milano, 1º gennaio 1891). Suo il pamphlet “Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d'Italia”, opera divulgativa sulle scienze naturali che riscosse un vasto successo popolare ai tempi della sua pubblicazione. Stoppani fu anche professore di Scienze naturali e Geologia di Gaetano Negri. Letterato di simpatie garibaldine era nato l’11 luglio 1838 a Milano, città di cui fu, assessore all'istruzione, dal 1873, e poi per la Destra Storica, Sindaco, l’ultimo di nomina governativa, dal 1884 all’89. Anche lui non sfuggì al fascino delle terzine dantesche. Grazie al suo interessamento, il sogno di Attilio ed Emilio De Marchi per l’apertura di un centro di studi danteschi nella metropoli lombarda, divenne realtà. Il Negri divenne Presidente del Comitato milanese della Società Dantesca Italiana. Entrò poi in Parlamento nella XII legislazione e senatore nel 1890. Il suo busto siede ora, pensoso, a Porta Venezia nei Giardini Montanelli.
E proprio sotto la sindacatura Negri, Gian Giacomo Trivulzio V, rampollo della famosa famiglia meneghina decise di aprire agli studiosi la prestigiosa biblioteca assemblata dai suoi avi. Il suo omonimo Gian Giacomo IV, amico del Parini e del Monti, fu egli stesso studioso di Dante. Oggi il prezioso patrimonio della Trivulziana, circa 180.000 volumi, tra cui 1300 manoscritti, 1300 incunaboli, 16.000 cinquecentine, fa parte delle collezioni dell’Archivio Storico civico del Castello Sforzesco.
Tornando al tema del destino dell’Italia, l’argomento fu sempre al centro del pensiero dantesco. In una continua antitesi tra guelfi e ghibellini, Impero e Papato, esilio e nostalgia della città natale, il Sommo poeta ha testimoniato con la sua stessa vita l’impegno verso valori etici e civici universali. E il suo pensiero ha contribuito alla costruzione del senso nazionale. Nel canto VI del Purgatorio, l'Italia è serva, priva di libertà, oppressa com'è dai tanti tiranni; non è più vista padrona di provincia ma diviene prostituta. Tante le immagini che Dante utilizza per descrivere l’Italia del periodo: “nave senza guida in mezzo alla tempesta” o “cavallo” senza più la guida di un imperatore straniero. La citazione del Purgatorio risuona anche in un intervento di Mino Martinazzoli, politico bresciano, candidato del centro-sinistra in Consiglio regionale nelle elezioni regionali del 2000. In una sua prolusione sulla “Secondarietà dell’Europa cristiana”, il rappresentante della DC esprimeva i suoi dubbi circa la possibilità di attualizzare il poeta, invitando però tutti “per avventura riascoltare quella lezione per sentire se c’è qualche cosa che ancora ci riguarda”. E sempre rimanendo in un qualche modo legati ai banchi di Palazzo Pirelli, si incontra un altro letterato e patriota, Francesco Ambrosoli, capostipite della famiglia dell’avvocato Giorgio, “l’eroe borghese” nonché liquidatore del Banco Ambrosiano barbaramente ucciso, e di suo figlio Umberto che fu consigliere regionale dal 2013 al 2016. Anche lui rappresentante delle minoranze. L’antenato nacque a Como nel 1797, e dopo la laurea in Giurisprudenza, si applicò allo studio delle lettere in quanto gli fu impedito per ragioni politiche l'esercizio dell'avvocatura. Fu assunto alla Biblioteca di Brera e in seguito (1842) insegnò all'Università di Pavia. Tra le sue opere, un Manuale della letteratura italiana, in cui dedicò un capitolo a Dante su sfondo storico-politico. In onore di Francesco Ambrosoli dal 1871 è stato allocato un suo busto in cima allo scalone che porta alla Biblioteca Nazionale Braidense in via Brera.
Poesia, politica, cultura ma anche tanta vita quotidiana si raccolgono sotto il segno del poeta fiorentino. E in vista del prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica, si può affermare che davvero Dante ha fondato l’Italia.