Milano napoleonica, capitale sospesa tra utopia e realtà

Con le conquiste territoriali nella Campagna d'Italia del 1796 e la creazione della Repubblica Cisalpina, tra il 1804 e il 1805, Napoleone Bonaparte estende il dominio francese anche sulla Lombardia. La città di Milano viene proclamata capitale del Regno d'Italia. Napoleone Bonaparte considerava importantissima la città di Milano, sia dal punto di vista strategico-militare che culturale. Per suo volere, la città doveva essere una delle tre capitali d’Europa, insieme a Parigi e Francoforte. Per Milano aveva ambiziosi progetti, architettonici e urbanistici, in particolare intorno al Castello Sforzesco. Nonostante le tasse napoleoniche, Milano riesce a prosperare: si stampano libri e viene lanciata l’alta moda alla maniera parigina. Nel 1808 viene realizzato il Conservatorio musicale. Anche l’Accademia di Brera nelle idee di Napoleone doveva diventare una sorta di Louvre; inoltre viene ristrutturato e arredato il Palazzo Reale: legni laccati e chiari; fregi dorati e azzurri; damasco azzurro alle pareti. Tra i suoi progetti, in parte realizzati, vi sono: la costruzione del Naviglio Pavese; la strada del Sempione; il rifacimento della facciata del Duomo, la terza ala della Ca’ Granda; gli archi di Porta Ticinese, Porta Nuova e l’Arco della Pace Sempione; l’Arena, l’Osservatorio di Brera e il palazzo Rocca Saporiti, la Sala Napoleonica di Palazzo Serbelloni. Tra le diverse innovazioni, Napoleone rese La Scala accessibile a tutti i cittadini (prima era riservata agli aristocratici). I milanesi nutrirono grande simpatia per l’imperatore perché Milano era la capitale del Regno d’Italia e dell’illuminismo italiano e perché s’identificavano negli ideali della rivoluzione francese.