Napoleone, Milano e la Pinacoteca di Brera

Napoleone Bonaparte fu una figura fondamentale anche per la nascita e la storia della Pinacoteca e il Palazzo di Brera, nei quali sono conservati molti documenti del periodo dell’epopea napoleonica (1796-1815). Questa peculiarità ben si manifesta al centro del cortile d’onore del Palazzo, dove si osserva la colossale statua bronzea di Napoleone Bonaparte, un Dio in terra, alto, fiero, muscoloso. Le raccolte museali nascono originariamente in seno all’Accademia di Belle Arti grazie a Giuseppe Bossi, segretario dell’istituzione artistica dal 1801 al 1807. In seguito all’incoronazione di Napoleone a Re d’Italia nel 1805, la galleria braidense diviene sede della politica culturale dell’intero Regno Italico di cui Milano è capitale. Napoleone, infatti, pensa alla creazione di un museo di stampo illuminista e di pubblica fruizione che testimoni l’intero sviluppo dell’arte nazionale italiana. Il vero modello a cui doveva guardare la Pinacoteca di Brera era il Louvre, museo napoleonico e universale per eccellenza. Nel 1813 si perfeziona allora lo scambio tra il museo milanese e quello parigino che porta in dote a Brera quattro importanti dipinti fiamminghi, tra cui capolavori di Rubens e Van Dyck. Nel 1806 il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais, compra per Brera il celebre Sposalizio della Vergine di Raffaello. All’Archivio di Stato di Milano è ancora oggi conservato il decreto firmato da Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia con il quale sigla il contratto di acquisto. La Pinacoteca di Brera apre ufficialmente al pubblico come Reale Galleria annessa all’Accademia che ospiterà i Saloni Napoleonici in onore del Bonaparte, dominati dal monumentale gesso di Canova che ritrae Napoleone. Nel 1806 Giuseppe Bossi inaugura la Sala dei Moderni che ospita opere contemporanee della fucina artistica neoclassica, di cui Milano è centro nevralgico grazie all’Accademia di Brera e ai suoi allievi.