Napoleone Bonaparte amava Milano e al pari di Parigi e Francoforte l’immaginava capitale europea dotata di vie di comunicazione su strada e canali cittadini navigabili. Tra questi il Naviglio Pavese, che dalla Darsena passava per Bereguardo e Pavia, ben si collegava al Po e al mar Adriatico. Per Milano la realizzazione del Naviglio Pavese era tra le priorità che Napoleone voleva assolutamente realizzare. Furono così istruiti primi progetti e il Generale curò personalmente i preliminari costruttivi: "Il canale da Milano a Pavia sarà reso navigabile. Mi sarà presentato il progetto avanti il primo giorno di ottobre e i travagli saranno diretti in modo da essere terminati nello spazio di otto anni". A dirigere l'impresa fu chiamato Vincenzo Brunacci, Rettore dell'Università di Pavia che sostanzialmente riprese il precedente progetto del 1773 del matematico Paolo Frisi elaborato nel periodo della dominazione austriaca a Milano. Superate alcune discussioni progettuali sorte tra Brunacci e Gaspard de Prony (esperto e responsabile per i porti e i canali francesi) a cui Napoleone affidò la supervisione sul progetto, i lavori per il Naviglio iniziarono nel giugno del 1807; si interruppero dal 1813 al 1817 (caduta di Napoleone) e si conclusero nel 1819. L'arciduca Ranieri, viceré del nuovo Regno Lombardo-Veneto, poté così inaugurare la via d'acqua il 16 agosto 1819. Nel 1820 alla confluenza del naviglio Pavese nel Ticino (darsena di Pavia) cominciarono a operare i primi piroscafi a vapore. Il Naviglio Pavese, collegando Milano al mar Adriatico andava a completare il sistema dei navigli. Pavia non fu mai favorevole alla via d'acqua diretta con il capoluogo lombardo, sostenendo che le esigenze di trasporto della città erano soddisfatte dal naviglio di Bereguardo; ma i pavesi non furono in grado di opporsi alla risolutezza del Generale.