Orobie “wild”, il lato selvaggio della Bergamasca

Cervi, camosci, galli forcelli e cedroni, aquile, cinghiali, tassi, volpi, caprioli, faine e persino lo sciacallo dorato, visto l’ultima volta a Carona il 6 gennaio.
E’ il “popolo” silenzioso e incantevole delle Orobie fotografato dagli appassionati naturalisti Stefano Locatelli e Andrea Galizzi che monitorano, attraverso una settantina di fototrappole, la presenza degli animali selvatici in alta Valle Brembana, nella bergamasca. Dagli ultimi censimenti annuali (sono dati riferiti al 2019 perché a causa dell’emergenza covid non sono disponibili quelli relativi al 2020) e solo a titolo di esempio, qui vivrebbero almeno 3500 camosci, un migliaio di caprioli e oltre 300 cervi.
Sulla base dell’esperienza, costruita negli anni con cura e passione per custodire la fauna selvatica locale, i due esperti sistemano gli impianti, che scattano foto al passaggio degli animali, e ne catturano le immagini che poi diventano oggetto di ricerca e approfondimenti.
Locatelli e Galizzi, responsabili di questa area per il Comprensorio venatorio alpino, hanno collaborato per tre anni anche con l’Università di Pavia nell’ambito di uno studio sugli spostamenti dei cervi nelle diverse stagioni e il loro lavoro, realizzato attraverso le fototrappole piazzate in alta Val Brembana, costituisce archivio e fonte di ricerca di tutto il patrimonio della fauna selvatica in questa zona della bergamasca.
Il fototrappolaggio ha permesso di immortalare anche i grandi predatori che hanno transitato in valle: nella primavera del 2018 un lupo a Valleve e un altro in autunno a Cassiglio; gli orsi di passaggio che hanno stazionato più volte per diversi mesi; lo sciacallo dorato e l’aquila reale che in Val Brembana è presente con diverse coppie nidificanti.
Scatti e incontri non scontati per chi abita in città ma anche per chi vive in montagna, abituato spesso a incrociare gli ungulati nelle ore notturne sulle strade provinciali. 
Sono immagini che suscitano emozioni perché cariche di fascino e meraviglia. Così, navigando su internet, ci si può imbattere nel balzo di una martora, in un esemplare di astore o nell’abbondanza di cervi e camosci che si possono incontrare nei boschi e sugli alpeggi della valle. Negli ultimi anni però, ci spiegano Locatelli e Galizzi, i caprioli sembrano essere diminuiti, messi in difficoltà dall’aumentare dei cervi e da diversi fattori ambientali, non ultima l’abbondante neve di quest’anno che purtroppo ha provocato diverse vittime. 
A oggi, invece, in Valle Brembana non risulta presente in modo stabile il lupo. Recentemente infatti, ci raccontano i ricercatori, non sono state rilevate evidenti tracce biologiche, impronte o predazioni. Fotografato l’ultima volta nell’autunno 2018, il lupo sta ricolonizzando tutto l’arco alpino e i branchi più vicini si sono stabiliti nel comasco e nel bresciano. Probabilmente è solo questione di tempo.
Così come per l’orso bruno, M18, notato nel 2017 nel territorio delle Orobie e oggi tornato in Trentino. L’ultima presenza accertata in valle di un orso è stato nell’autunno 2018 nella zona del Passo San Marco, probabilmente scollinato dalla Valtellina, dove nel giugno scorso è stato visto scorrazzare sotto il Mortirolo, nella fascia di comuni compresa tra Tirano e Grosio, in provincia di Sondrio. 
Certo è però che un eventuale orso, anche se ci fosse, sarebbe ora in letargo e quindi non resta che aspettare la primavera prossima per vedere se non abbia scelto le montagne orobiche come nuova casa.
 
Le foto sono di Stefano Locatelli e Andrea Galizzi