La corte lombarda era la storia delle famiglie contadine e delle loro anime. Era il loro mondo. In tutte le stagioni il ritmo della giornata era scandito dal sole: all’alba presto nei campi e al tramonto il rientro a casa dopo il lavoro. Le cascine della Pianura Padana avevano una loro particolare tipologia abitativa caratterizzata dal grande cortile attorno al quale ruotava e si sviluppava la vita colonica di uno o più nuclei. Il termine cascina (XII sec.) origina dal latino volgare capsia (recinto per bestiame) in seguito divenuto capsina, poi cassina e infine cascina. Perlopiù le cascine avevano un accesso principale costituito da un grande portone ligneo e una corte che agevolava le relazioni tra le famiglie che accrescendosi potevano dare vita a micro comunità solidali tra loro. Questa tendenza nacque da alcune esigenze pratiche che consentivano di usufruire di servizi comuni come stalle, fienili, mulini, pozzi e forni per il pane e come difesa dai malintenzionati. Per tali motivi le corti avevano una tipica pianta a "L", a "U" oppure si presentavano completamente cinte. L’aia centrale serviva a battere e trebbiare il grano. La stalla svolgeva il duplice ruolo di ricovero per animali da tiro ma anche sociale come luogo di ritrovo per le famiglie che nelle sere d’inverno, al tepore del bestiame, si riunivano per ascoltare i racconti degli anziani. Un altro locale presente nelle corti lombarde era la casera dove venivano prodotti i formaggi. Le origini delle cascine lombarde risalgono al feudalesimo. La società medievale poggiava su forti basi rurali e l'agricoltura costituiva una delle principali componenti di sostegno. Le prime notizie documentate sono del X sec. e descrivono costruzioni realizzate con argilla e paglia la cui finalità era quella di deposito agricolo e fienile. Più in avanti furono costruite in malta, pietre, mattoni e con il tetto di tegole o coppi. Sottotetto, finestre, persiane porte e il gran portone d'ingresso erano in legno. Tipica era la presenza di un rustico costituito da una serie di colonne che sostenevano un tetto in tegole e uno spazio aperto ai lati. Le corti lombarde si concentravano prevalentemente nelle province di Milano, Monza, Lodi, Cremona, Mantova, nelle zone di pianura delle province di Bergamo, Brescia e Varese, nella parte brianzola delle province di Como e Lecco e nella pianura della provincia pavese. Un significativo cambiamento delle corti è stata la modernizzazione dei processi agricoli che ne cambiarono la fisionomia. Nei decenni successivi molte corti lombarde vennero demolite mentre altre furono ristrutturate e convertite principalmente a uso pubblico con finalità sociali, istituzionali e culturali. In particolare a Milano sono sopravvissute circa un centinaio di cascine. Alcune hanno trovato utilizzo come biblioteche, aree di svago, centri di accoglienza (per anziani, disabili o tossicodipendenti). Altre sono rimaste aziende agricole in attività che ancor oggi lavorano secondo le antiche tradizioni lombarde. Tra queste, la cascina Campi a Quinto Romano, la cascina Molino del Paradiso (o della Braschetta) di Muggiano (cavalli e foraggio), la cascina Gaggioli, il Mulino della Pace Barona, la cascina Battivacco alla Barona (riso), la cascina Basmetto alla Barona (riso), la cascina Campazzo (latte) e la cascina Nosedo (latte e derivati). Sempre a sud della Barona, sono presenti le secentesche cascine San Marco e San Marchetto. Tra le più antiche cascine di Milano vi è la cascina Chiesa Rossa, un antichissimo Porticus rurale di epoca romana, nel tempo divenuto aula di culto cristiano. La caduta dell’impero romano e la successiva fase tardo-longobarda sono state le basi per la chiesa romanica soprastante le cui strutture sono ancora oggi visibili. Fonti del 1455 raccontano del corteo nuziale di Tristano Sforza e di Beatrice d’Este che, proveniente da Pavia e diretto a Milano, sostò a S. Maria Ruffa, Ruffa o Russa, infine Rossa (la chiesina fatta di mattoni rossi). Oggi, gli edifici restaurati ospitano la biblioteca civica Chiesa Rossa del centro ricreativo-culturale creato nell’ex stalla di una tipica cascina lombarda seicentesca. Altre interessanti cascine sono: la cascina Malandra (o Torre del Ronco) che sorge nei pressi di Monzoro (area del Ticino) e la cascina Moirano (antico insediamento agricolo). Del XIII sec. sono la cascina Corte Regina, la cascina Linterno e la cascina Monluè. Risalenti al XIV secolo sono la cascina Garegnano (Lorenteggio) e la cascina Triulza (Trivulza nell’Ovest milanese). Del XV secolo sono la cascina Boscaiola (tenuta di caccia delle Signorie Visconti e Sforza), le cascine Guascona e Guasconcina, la cascina Monastero e la cascina Pozzobonelli. Risalenti al XVI secolo sono le cascine Casanova (periferia orientale Forlanini), Monterobbio (Barona – Parco Agricolo Sud), Torrette di Trenno, San Gregorio Vecchio e Selvanesco. Del XVII secolo sono due cascine dotate di impianti molinatori: Mulino Vettabbia (un mulino ad acqua) e Molino Dorino (con macine e ingranaggi ancora integri). In una mappa ottocentesca, il mulino della cascina prese la denominazione di Molino Lauzi dai precedenti proprietari. Qualche tempo dopo venne acquistato dalla famiglia Dorino. Nel 1986 venne aperta la fermata della linea metropolitana 1 rossa che dal Mulino prese il nome. Anche il fascino della Cassina de’ Pomm dura da secoli. Il suo nome risale al XV sec. quando Francesco Sforza volle lungo il Naviglio piccolo dei frutteti di mele, i pomm. Nel Cinquecento la famiglia Marino – De Leyva (che costruì Palazzo Marino di Milano), ampliò il plesso per costruire una villa padronale. Nel XVIII sec. la struttura fu trasformata in albergo-stazione di cambio per barche e cavalli. La Cassina de’ Pomm ospitò personalità illustri in visita a Milano tra cui Garibaldi e Napoleone. Anche Stendhal, Giacomo Casanova e Carlo Porta la citarono in alcune delle loro opere. Nella prima metà del XX sono legate alla Cascina memorie e curiosità del territorio. Il piccolo ponte in ferro che scavalca il Naviglio proprio in corrispondenza della Cassina de’ Pomm, viene chiamato Pont dei Panfiss, cioè il ponte del pane sicuro.
- 12 Gennaio, 2021
- 12:00 am
- Categorie: Lombardia Quotidiano