Alla scoperta del laghetto di Gleno sulle montagne della Val di Scalve

Con i suoi 1530 metri di altitudine, il laghetto del Gleno si trova ai piedi dell’omonimo monte (2882m/slm), una delle principali cime delle alpi Orobiche bergamasche.

Gli appassionati di trekking possono raggiungere il laghetto percorrendo i tre sentieri che attraversano i borghi-frazione del Comune di Vilminore di Scalve, circondati da un contesto alpino di rara bellezza. I segnavia di riferimento sono il sentiero 411 che sale da Pianezza (1267m/slm) inizialmente camminando su carrareccia e nel bosco fino a quota 1500m per giungere al laghetto di Gleno e ammirare lo straordinario panorama sulla Presolana. Il sentiero 410 che si sviluppa da Bueggio (1052m/slm) e raggiungere la località di Ponte del Gleno dove è possibile ammirare le cosiddette Marmitte dei Giganti del parco che comprende la "Riserva Naturale di interesse regionale" e l´area limitrofa classificata di rilevanza ambientale. Avanzando nel bosco si trova anche un osservatorio faunistico. Il sentiero 409 che parte da Nona (1339m/slm) si trova invece nei pressi del passaggio della Chiesa della Natività di Maria che conduce al borgo di Designo e da qui a Gleno sul sentiero 409A fino a Bueggio.

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La bellezza del laghetto è purtroppo tragicamente legata al disastro della sua diga, all’epoca considerata come una delle più moderne concezioni di ingegneria in alta quota. Costruita secondo l’avveniristico schema ad “archi multipli” era lunga 260m e doveva alimentare l’energia dei cotonifici del fondo valle. Purtroppo la diga del Gleno non mantenne fede alla sua notorietà: da quota 1500m/slm, alle ore 7:15 del 1 dicembre 1923 crollò scaricando sei milioni di metri cubi di acqua che lambirono l’abitato di Bueggio travolgendone la Chiesa e buona parte del paese di Dezzo. Il deflusso dell’acqua, mista a fango e detriti, raggiunse in seguito le località di Angolo e Darfo, in valle Camonica, riversandosi infine nel lago di Iseo. Nel “Disastro del Gleno” persero la vita circa 500 persone. Nei mesi precedenti il crollo (22 ottobre 1923) il bacino era stato riempito con una capacità di otto milioni di metri cubi. Ancora oggi, in memoria delle vittime, sono visibili una targa in pietra e i due tronconi laterali, ruderi della diga.