Iniziò il 24 aprile, nel 1821, la stesura di Fermo e Lucia. Il romanzo manzoniano che precedette la versione ben più nota della storia dei Promessi Sposi rimase inedito per molti anni, fino al 1916, quando fu dato alle stampe a Napoli presso l'editore Perrella con la cura di Giuseppe Lesca e il titolo Gli sposi promessi.
Fermo e Lucia è spesso considerato dalla critica come un romanzo a sé, non un’opera preparatoria, ed è diviso in quattro tomi per complessivi trentasette capitoli, con due Introduzioni, delle quali la seconda è il rifacimento della prima.
Uno degli elementi cruciali di differenza con I Promessi sposi è il canone linguistico. La critica riferisce che nella seconda Introduzione a Fermo e Lucia l'autore definì la lingua usata “un composto indigesto di frasi un po' lombarde, un po' toscane, un po' francesi, un po' anche latine; di frasi che non appartengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per estensione o dall'una o dall'altra di esse” (Fermo e Lucia, Silvano Salvatore Nigro ed Ermanno Paccagnini, Mondadori, 2009 ).
Manzoni cambierà anche i nomi di alcuni personaggi, oltre a Fermo che diventerà Renzo, la “governante” di Don Abbondio, Vittoria in Fermo e Lucia, diventerà Perpetua nei Promessi sposi, sostantivando nei secoli quello che era in origine un nome proprio. Insieme al nome cambieranno a volte alcune caratteristiche psicologiche dei personaggi, primo fra tutti il Conte del Sagrato (chiamato così per il brutale omicidio da lui commesso sul sagrato di una chiesa) che diventerà l’Innominato, con le molteplici sfaccettature morali e psicologiche del personaggio, che non erano presenti nel primo racconto.
Dal punto di vista narrativo molto diverso, fra i due testi, è l’episodio della morte di Don Rodrigo, che qui è narrata direttamente e avviene dopo la sua visita al Lazzaretto, per una caduta da cavallo. Rodrigo, dopo aver visto Lucia, viene preso da un delirante rimorso e si allontana ad un galoppo furioso che gli costerà la vita, senza possibilità di pentimento, ravvedimento che invece si immagina possibile nel XXXVII capitolo dei Promessi Sposi.
Il romanzo di Manzoni ebbe comunque diverse edizioni. Per tradizione, “la ventisettana” è la prima edizione de I Promessi sposi, stampata dall’editore milanese Vincenzo Ferrario, in 3 volumi e in un migliaio di copie. Fu iniziata nel `25 e terminata due anni dopo, ma la data 1827 non compare da nessuna parte.
C’è poi l’edizione considerata definitiva, chiamata dai bibliofili “la quarantana”, la cui pubblicazione inizia nel 1840 e prosegue nel 1841 e poi nel 1842 a fascicoli, con la copertina venduta a parte. L’edizione, comprese le pregevoli illustrazioni del Gonin tratte da incisioni su legno, fu a carico dell’autore, che ne fece pubblicare 10.000 copie. Di esse 6000 rimanenti rimasero invendute e furono poi regalate dal Manzoni agli studenti delle scuole elementari del Comune di Milano.
La pubblicazione del romanzo fu anche al centro anche di alcune controversie legate al tema, allora in discussione, del diritto d’autore. E’ nota in particolare la controversia giudiziaria fra Alessandro Manzoni e l’editore di Firenze Felice Le Monnier, che durò per alcuni decenni, amareggiando quello che è considerato uno dei padri della letteratura italiana.