Alla Triennale di Milano, dopo il saluto del Presidente Stefano Boeri, la consigliera Monica Forte, in rappresentanza del Consiglio regionale, ha aperto l'evento dedicato a "criminalità organizzata e traffico di opere d'arte".Questo convegno – ha spiegato Forte – è stato voluto dalla Commissione Antimafia del Consiglio, che ho l’onore di presiedere, insieme alla Triennale e alla Co2 Crisis Opportunity Onlus”. “Il traffico illecito delle opere d’arte – ha ricordato la consigliera regionale – ha raggiunto il terzo posto a livello mondiale, dopo droga e armi, nella classifica degli investimenti più redditizi. Le opere si usano per riciclare denaro, finanziare gruppi terroristici, si vendono o si scambiano per armi e droghe, e si falsificano in una sorta di bulimia dove la cultura indifesa cede all’aumento esponenziale dei mercati, alla crescita continua della domanda, alla mancanza di controlli sulla provenienza delle opere, ma anche sugli acquirenti e sugli intermediari compiacenti che alle aste corrono per stabilirne il valore” ha sintetizzato la Presidente della Commissione Antimafia . “Momenti come questo di stasera sono fondamentali anche perché aiutano a colmare in parte la carenza di letteratura in materia”.
La serata è iniziata dalla proiezione di “Follow the paintings”, documentario – inchiesta di Francesca Sironi, Alberto Gottardo e Paolo Fantauzzi e proseguita con un dibattito cui hanno partecipato anche il Procuratore Francesco Greco, Armando Tadini, della DIA di Milano, Philippe Daverio, Stefano Baia Curioni, direttore della Fondazione Palazzo Te.
Il Procuratore Greco ha ricordato – fra l’altro – che i galleristi, in quanto intermediari professionali, sarebbero tenuti a verificare l’identità degli acquirenti e la correttezza delle transazioni.
Nel corso del dibattito si sono analizzati, dal punto di vista sia giudiziario che socio-economico, anche i meccanismi di crescita del valore “fuori da ogni ragionevolezza”, come si è espresso Baia Curioni, che – non solo per l’arte contemporanea- costituiscono il fondamento di un uso illecito del prodotto artistico. Tale uso, per di più, che prevede lo stivare le opere in caveau inaccessibili anche alle autorità fiscali, sottrae l’arte alla fruizione e ne perverte il valore.