Nella lunga storia del riso la Lombardia ha un ruolo particolare. E’ qui infatti che si hanno le prime tracce documentate della coltivazione su larga scala, nella Penisola, della pianta erbacea della Oryza sativa, da cui si staccano i chicchi protagonisti di tanti piatti della nostra cucina.
La presenza del riso, considerato allora una sorta di spezia, è documentata dal 1336 dal Tribunale di Provvisione, organo del ducato di Milano, che aveva ampie competenze in fatto di ordine pubblico, vettovagliamento, regolamentazione delle attività economiche, politica tributaria e assistenza pubblica.
Nel 1500 le risaie in Lombardia si estendono su 5.500 ettari, che diventano 50.000 secondo un censimento spagnolo nel 1550, nonostante si registrino frequenti richieste delle popolazioni delle città di tenere le risaie a distanza dai centri abitati per via della diffusione della malaria trasmessa dalle zanzare. Nel 1575 il Marchese di Ayamonte, governatore di Milano, emana un’ordinanza con cui si stabilisce che il riso venga piantato a non meno di sei miglia da Milano e a cinque miglia dalle altre città.
Dopo la Lombardia il riso si diffonde in Piemonte, ma più lentamente per mancanza di canalizzazioni, e verso Est raggiungendo Mantova, Verona, Vicenza e la marca Trevigiana.
Il Consiglio regionale ha concesso in questi giorni il patrocinio (senza contributo) ad una manifestazione che prevede un convegno, “Lomellina: terra di riso”, con contributi anche di accademici dell’Università di Pavia e alcune visite guidate a luoghi storici e a aziende della filiera del riso. La manifestazione, che si tiene dal 18 al 20 ottobre, è organizzata dal Soroptimist International Club di Lomellina, per il suo trentesimo anniversario di fondazione.
Oggi la risicoltura in Lomellina e nel pavese compre 77mila ettari del territorio.