Si allarga in tutta Europa il divario tra chi può permettersi cure sanitarie o assistenziali, e chi invece, a causa di condizioni non solo economiche ma anche di scarsa scolarizzazione e di precarietà, è costretto a rinunciarvi. Il tema è stato affrontato oggi a Palazzo Pirelli nella prima riunione del gruppo di lavoro sulle diseguaglianze di salute nei sistemi socio-sanitari europei che il Vice Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Carlo Borghetti, coordina all’interno della CALRE, l’associazione che raggruppa i 74 Parlamenti regionali dell'Unione Europea che dispongono di poteri legislativi.
Si tratta del primo di tre momenti organizzati per analizzare le disparità nell’ambito di un confronto europeo, valutare le proposte delle varie Regioni e offrire un testo di linee guida da proporre alle Assemblee legislative regionali europee e alla Commissione europea, e su cui lavorare per nuove e più efficienti politiche. Al gruppo di lavoro hanno aderito sette assemblee regionali italiane (Molise, Veneto, Liguria, Friuli Venezia-Giulia, Puglia, Calabria Valle d’Aosta), 5 regioni europee (Vallonia, Azzorre, Salisburghese, Galizia e Tirolo), oltre a diverse realtà che si occupano in Lombardia di salute e sociale.
Ad aprire i lavori il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, che ha posto l’accento su due fattori: allungamento delle aspettative di vita e il perdurare della crisi economica. “L’incontro di oggi è molto opportuno oltre che importante in quanto tocca un aspetto, quello della salute, che riguarda direttamente la vita dei nostri cittadini. Mi auguro – ha auspicato Fermi – che con l’impegno dei rappresentanti di tante assemblee legislative regionali si possano trovare e condividere politiche in grado di contenere e contrastare questo fenomeno di grave diseguaglianza”.
“Obiettivo di questo gruppo di lavoro è individuare a livello europeo le best practice e punti di riferimento per interventi di politiche sanitarie e assistenziali più inclusivi – ha dichiarato Borghetti. La nostra ambizione è di presentare un contributo originale ed efficace per politiche regionali condivise affinché possa valere ancora il principio dell’universalismo delle prestazioni, oggi fortemente in crisi”.
Un’ambizione che ha ottenuto il plauso anche di Giovanni Malanchini, Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia, che ha sottolineato l’importanza del gioco di squadra nell’affrontare temi così importanti, sui cui Regione Lombardia può offrire il suo contributo.
Secondo la ricerca presentata oggi, condotta da CERGAS, istituto di ricerca dell’Università Bocconi di Milano, emerge non solo che i sistemi sanitari e sociali offrono ai cittadini risposte diverse da Regione a Regione, ma differenze notevoli esistono anche all’interno di una singola Regione, impattando notevolmente sullo stato di salute e sugli indicatori di malattia e mortalità registrati nelle varie province. Le cause di queste disuguaglianze possono dipendere da fattori legati non solo all’organizzazione dei sistemi sanitari o alle condizioni socio-economiche di un territorio, ma anche al vivere in città, periferia o campagna, alle condizioni di vita, all’età, al genere, all’istruzione, alla condizione professionale e al livello di reddito.
Emerge dunque che il tasso di malattia è più alto tra le persone meno istruite, e al sud più che al nord, e cambia tra donne e uomini. In Italia, per esempio, la mortalità per cause attribuibili al basso livello di scolarizzazione è del 13,4% tra le donne e del 18,3% negli uomini. E fra le cause di morte, i differenziali geografici sono maggiori per le malattie cardiovascolari e respiratorie. Per esempio, nelle aree del sud, il tasso di mortalità per problemi cardiovascolari tra i più istruiti è superiore a quello dei meno istruiti residenti al Nord.
Sensibili differenze esistono anche tra province di una stessa Regione. Per esempio in Lombardia la speranza di vita varia notevolmente tra le aree di Varese, Como e Lecco e quelle di Sondrio, Pavia e Lodi.
Complessivamente in Europa si stima che gli effetti negativi delle disuguaglianze rappresentino circa il 10% del PIL.
Obiettivo del gruppo di lavoro sarà ora quello di raccogliere spunti, riflessioni e proposte da discutere in un successivo incontro dedicato alle buone prassi regionali di policy per la riduzione delle disuguaglianze. Alle 74 regioni facenti parte della Calre sarà infatti inviato un questionario, in modo da conoscere le rispettive esperienze che saranno poi valutate per ricavarne una sintesi delle buone prassi condivisibili.