I colori dell’autunno, tra leggende e natura: passeggiata al Rugulùn, il grande gigante

Se avete voglia di sgranchirvi le gambe in queste splendide giornate d’autunno non fatevi mancare un giro al leggendario “Rugulun”, il grande gigante gentile nel territorio del Comune di di Grandola ed Uniti, in provincia di Como.

Si tratta di una quercia di circa 280 anni considerato la più bella e importante tra tutti gli alberi monumentali presenti in Italia. Alcune fonti dichiarano addirittura che potrebbe essere il rovere più grosso presente nel nord Europa. E’ alto quasi trenta metri con una circonferenza di 8 ed è circondato da un bel bosco, chiamato “Bosco Impero”.

Accanto al maestoso albero c’è il Rogolino, altra pianta di rara bellezza e imponenza, solo – diciamo – un po’più giovane (190 anni circa). Dal 1992 sono di proprietà di Italia Nostra che ne tutela l'esistenza.

Ad incantare non c’è solo l’imponenza dei fusti e del fogliame, splendido questo periodo dell’anno con i colori del foliage, ma anche il fascino delle leggende e dei racconti legati alla loro storia. Secondo quanto documentato dall’Ecomuseo della Val Sanagra (per dettagli visita il sito https://ecomuseo.valsanagra.it.), la tradizione legava la grande quercia al luogo dove gli anziani dei paesi vicini si erano radunati per segnare i confini tra i territori, nell’anno 1530. Secondo altre interpretazioni i due alberi sarebbero stati il punto di riferimento di una località dove, nei tempi remoti, veniva celebrata una festa pagana in onore della primavera accompagnata da rituali magico-religiosi.. Il Rogolone, secondo la leggenda, sarebbe stato teatro di osceni riti stregoneschi operati da fattucchiere e stregoni, favoriti da particolari proprietà magiche della pianta. Essi preparavano qui i loro intrugli, ballando attorno al fuoco e sacrificando doni al maligno: riti ancestrali di antichissima origine pagana.

Tali storie di matrice popolare non fanno che aggiungere fascino ad un luogo già di per sé unico, rendendo ancora più piacevole qualsiasi sosta all’ombra delle fronde secolari di questo “grande vecchio”