Cresce la povertà nelle aree metropolitane e il concetto non è
più associabile, come in passato, a quello di territorio svantaggiato. Molti Comuni, infatti,
considerati svantaggiati perché situati in aree montane e comunque lontane dal
centro,sono stati superati, quanto a presenza di povertà, dai capoluoghi di Provincia.
Cambia dunque la distribuzione territoriale delle nuove forme di marginalità ed esclusione
sociale che appaiono sempre più connesse ai grandi centri abitati e colpiscono il ceto
medio caratterizzato da crescente vulnerabilità e insicurezza sociale (crisi del lavoro e
della famiglia).
Il fenomeno della povertà estrema si annida maggiormente nell’area metropolitana
milanese, nella piattaforma alpina (tra le Province di Brescia e Bergamo) e nell’asse
padano e lungo l’asse del Sempione (province di Pavia e Varese).
“Assistiamo – ha spiegato la Vicepresidente del Consiglio Sara Valmaggi – a un
fenomeno di urbanizzazione delle povertà per la quale diventa complice la crisi delle
famiglie e del mondo del lavoro. La famiglia diventa soggetto debole. Negli ultimi 20 anni il
numero di componenti familiari è sceso da 2,7 a 2,4% e 12 milioni di italiani sono single o
monogenitori. A Milano in particolare il 10,3% della popolazione (pari a 135.000 individui)
vive nella povertà. Concause sono la perdita di lavoro e la situazione familiare: in città il
21% sono famiglie monogenitoriali”.
Se la povertà a Milano aumenta, questa situazione non riguarda più tanto e solo gli
stranieri (nel 2011 erano il 74,5%) ma sale il numero di italiani che ne soffre: si tratta di
persone che lavorano nel cosiddetto terziario basso (pulizie, manutenzione, assietnza a
persone anziane ecc). Perdita di lavoro e difficoltà a ricollocarsi oltre i 45 anni, situazione
abitativa precaria, maltrattamenti domestici, usura, anziani soli, minori con difficoltà
scolastiche sono i fattori scatenanti la marginalità sociale.
Secondo i dati dell’osservatorio regionale sull’esclusione sociale 9 capoluoghi su 12 hanno
un tasso di povertà materiale al di sopra del 5% (calcolato sulla base del numero di
persone che si rivolgono a enti assietnziali) A guidare la classifica Varese, col 10,9%,
seguita da Milano (10,3) e Cremona e Pavia rispettivamente al 9,3 e 9,1%. E proprio
nell’Oltrepo’ Pavese e nell’area del cremonese si concentra il fenomeno della
marginalità demografica, ossia dell’invecchiamento della popolazione (2 anziani ogni
giovane) con conseguente spopolamento del territorio. Nel triennio 2009-2011 i comuni
interessati sono passati da 96 a 137 e la popolazione coinvolta è aumentata di 30.000
unità.
—————————————————————-
Anna Lisa Buzzetti Struttura stampa – Il Consiglio tel. 02.67482067 3356470004
annalisa.buzzetti@consiglio.regione.lombardia.it www.lombardiaquotidiano.it
- 3 Febbraio, 2014
- 12:00 am
- Categorie: COMUNICATI