Tempo d’autunno, sempre più tempo di foliage. E’ ormai un fatto di tendenza, la moda di visitare foreste e parchi naturali per ammirare lo spettacolo delle foglie che cambiano colore in autunno. Un fenomeno che trova in Lombardia un palcoscenico ideale, con una varietà di boschi che in autunno offrono spettacoli bellissimi. Nella nostra regione, infatti, abbiamo praticamente tutti i tipi di foresta, compresa quella “ a macchia mediterranea” sul lago di Como e sul Garda. Luoghi da visitare anche con i bambini, per una giornata o un fine settimana d’immersione totale nella natura. Vediamo dove meglio immortalare colori e atmosfere dell’autunno, incoraggiati anche da inaspettate belle giornate con il blu del cielo di Lombardia, ”così bello quand'è bello, così splendido, così in pace” (A. Manzoni).
A OGNI BOSCO IL SUO COLORE.
Nella nostra Regione si possono distinguere ben 6 regioni forestali, a seconda delle specie arboree prevalenti.
Nella fascia Appenninica, l’Oltrepò Pavese si caratterizza per la presenza del cerro, albero della famiglia della quercia, con foglie persistenti. Più misto il paesaggio della Val di Nizza che offre panorami mozzafiato grazie alla miscellanea di boschi di castagno, frassino e rovere. Da visitare il sito di Oramala (Pavia), con il suo castello medievale.
Nella fascia della Pianura padana, i pochi boschi presenti sono quelli lungo i grandi fiumi, mentre l’originaria foresta di latifoglie (querce, tigli, olmi) si alterna con specie coltivate.
Da ammirare nel Parco del Ticino le diverse colorazioni delle querce: i fiori maschili sono di colore giallo, verdi quelli femminili. Nell’alta pianura invece vaste aree sono tuttora ricoperte da brughiere, con robinie, pini silvestri e varie specie erbacee e arbustive che poi lasciano il posto, nelle prime colline moreniche, al carpino bianco mescolato a querce, oppure al rosso ruggine dei vitigni della Collina di San Colombano al Lambro (Milano) e della Franciacorta.
A nord della fascia collinare, nelle parti medio-basse delle valli Camonica, Brembana, Seriana e nelle zone intorno al lago di Garda e d’Iseo, nel Lario e nel Varesotto s’incontrano faggeti, dai rilfessi giallo-oro, e prevalenti valli conifere di pino silvestre. La mitezza climatica delle sponde dei grandi laghi prealpini consente la crescita di specie arboree addirittura mediterranee, come l’olivo e i limoni, nonché camelie e lecci. In particolare, questi ultimi nella stagione autunnale assumono un’affascinante sfumatura marrone e si possono ammirare nei pressi di Perego (Lecco), e della Schiranna (Varese).
Salendo verso la Valtellina e valli laterali, le parti alte della Valle Camonica (fino a Ponte di Legno), Alta Val Chiavenna e Alto Lario Occidentale, grazie alle precipitazioni elevate e temperature più rigide, s’incontrano boschi di conifere (abete bianco e rosso) con i loro caratteristici aghi verdi e le pigne marroni. In Val Trompia (Brescia), una menzione particolare meritano i dintorni di Marmentino.
Il clima continentale dell’alta Val Malenco, del Bormiese, Alta Valle Camonica, Adamello, Val Saviore crea le condizioni ottimali per i boschi di abete rosso. Un contrasto mozzafiato tra il rosso, il giallo e il marrone delle foglie con il bianco delle prime cime innevate.
Per ammirare il foliage non occorre andare lontano, spesso anche il giardino sotto casa può regalarci scorci meravigliosi come ad esempio nei seguenti parchi:
- Parco di Montevecchia e del Curone (LC)
- Parco di Monza e giardini reali (MB)
- Parco Sempione (MI)
- Bosco della Fontana (MN)
- Parco del Castello di Legnano (VA)
ALBERI MONUMENTO.
Infine, una gita particolare meritano anche gli oltre cento esemplari di alberi centenari della nostra regione: dal Cipresso Calvo ultracentenario nel principale parco pubblico di Crema, nei dintorni della stazione, all’Ippocastano alto 30 metri a ridosso del castello di Somaglia, con un tronco dalla circonferenza di 5 e la probabile età di 200 anni, ai Platani ed i Bagolari, protagonisti assoluti nel parco di villa Litta a Milano.
La mappa completa è consultabile QUI
INDIAN SUMMER E TURISMO ECOLOGICO
Patria originale del turismo stagionale legato al foliage, l’America del Nord, dove tra Canada e Stati Uniti si trovano alcuni dei boschi più spettacolari del mondo e dove il turismo a sfondo ecologico mobilita interi Stati, dal Quebec al Maine. Tra la fine di settembre e i primi di ottobre (ma da noi il calendario si sposta un po’ più avanti) in Canada e nei vasti parchi naturali degli stati Uniti si celebra il periodo della cosiddetta Indian Summer, l’estate indiana: giornate soleggiate e temperature miti in cui è piacevole immergersi nei colori della natura.
Una coincidenza meteorologica che alle nostre latitudini si allunga fino all’estate di San Martino, nei primi 10 giorni di novembre.
Quest’anno Federalberghi stima che già nel mese di settembre quasi il 15% degli italiani abbia trascorso almeno un giorno fuori casa, con un incremento di un punto percentuale rispetto al 2016. Le mete privilegiate sono Puglia, Toscana, e al terzo posto del podio la Lombardia, seguita da Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.
PERCHE’ LE FOGLIE CAMBIANO COLORE?
Nell’approssimarsi dell’inverno, con le temperature che man mano diventano sempre più fredde e umide, la pianta riporta nelle radici diverse sostanze, tra cui la clorofilla. Escono così altre sostanze, carotenoidi, antociani, xantofilla: sono l’arancio, il rosso, il giallo che vanno poi a combinarsi e a sfumare in tutte le tonalità che vediamo ogni anno. Le basse temperature bloccano la clorofilla e fanno ingiallire le foglie.
Con il perdurare di tempo secco, gli zuccheri si concentrano nelle foglie, e in questo caso si produce più antociano e le foglie diventano rosse.
Durante il foliage, la pianta produce anche lignina, la sostanza che crea nel tronco la cerchia annuale, quella che ci permette di calcolare l’età dell’albero e persino di “leggere” nei tronchi come sono state le stagioni del tempo passato: calde, fredde o piovose».
IL CULTO E LA FESTA DEGLI ALBERI
Il culto degli alberi è documentato in tutte le grandi stirpi europee di ceppo ariano. Le querce dei druidi sono ormai celeberrime e note; ma ogni tribù disponeva di un proprio albero protettore. Ad esempio, il tiglio era venerato fra i germani, il frassino in Scandinavia, l’olivo nell’Islam, il banano in India, la betulla o larice in Siberia.
I Celti avevano addirittura elaborato un oroscopo arboreo, fatto di 21 segni, in cui ciascuna pianta (dalla betulla alla quercia, dal bagolaro all’abete, dal cipresso al fico…) rappresentava il carattere e le propensioni, e segnava il destino di ogni nuovo nato.
Nonostante la repressione dei culti pagani portata avanti dalla Chiesa nei primi secoli della cristianizzazione, molti santuari mariani sono legati al culto di una pianta: vedi le varie Madonne dell’Acero, dell’Elce, del Faggio, dell’Olivo, dell’Olmo, del Pino, della Quercia, del Salice.
E il ricordo degli spiriti vegetali è rimasto anche in diverse usi propiziatori, come l’usanza di andare nel bosco a tagliare un albero da portare al villaggio, dove viene innalzato; o di appendere dei rami verdi in ogni casa. In alcune zone, si pianta ancora un albero di maggio davanti ad ogni casa; oppure si issa un ramo al termine della costruzione di un tetto.
E proprio al termine della stagione autunnale, anche quest’anno il 21 novembre, Legambiente lancia la “Festa dell’albero”, iniziativa rivolta alle scuole per mettere a dimora nuovi alberi, ma anche piccole piantine o semi, e fare un regalo alle nuove generazioni ringraziando per avere ricevuto in dono un albero da quelle vecchie.