Autonomia, sì a Tavolo tecnico con il Veneto

Un Tavolo tecnico tra Lombardia e Veneto per stabilire competenze e risorse relative al “pacchetto” di materie negoziabili con lo Stato. E poi, una volta approvato il referendum, avviare la trattativa insieme al Veneto così da rafforzare l’impatto da parte di due realtà regionali che “rappresentano 15 milioni di abitanti, che vantano 80 miliardi di residuo fiscale e producono il 35% del Pil del Paese”. Il Consiglio regionale della Lombardia, in vista del referendum sull’Autonomia convocato dai Presidenti di Lombardia e Veneto per il prossimo 22 ottobre, mette nero su bianco i passaggi istituzionali che dovranno seguire al risultato. A tracciare la road map è una mozione presentata da Stefano Bruno Galli, capogruppo della Lista Maroni, e sottoscritta da tutti gli altri capigruppo di maggioranza (Massimiliano Romeo per la Lega Nord, Claudio Pedrazzini per Forza Italia, Angelo Capelli per Lombardia Popolare, Riccardo De Corato per i Fratelli d’Italia ed Elisabetta Fatuzzo dei Pensionati) approvata con 41 voti favorevoli e 22 contrari. La mozione approvata propone che nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni si determini un “fronte comune” tra tutte le Regioni che vantano un credito annuale nei confronti dello Stato sotto forma di residuo fiscale con l’obiettivo anche di ottenere l’autonomia fiscale.

Il dibattito
Secondo Stefano Bruno Galli  il “referendum è l’unico modo per sbloccare la situazione perché con un consenso forte che arriva da un mandato popolare il Governo è obbligato ad aprire una trattativa”.  Anche per Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega Nord, la consultazione del 22 ottobre è l’unica strada forte e percorribile. “Del resto – si è chiesto Romeo – come si fa a fidarsi di un Governo che fino a pochi mesi fa voleva una riforma costituzionale che puntava a toglierci la poca autonomia che abbiamo?”.  Per il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, intervenuto nel dibattito in Aula, “Il referendum è l’unico strumento che in questo momento può permettere alla Lombardia di ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La battaglia finora condotta a livello regionale si è sempre interrotta al primo scoglio dell’intesa Stato-Regioni. Oggi emerge la necessità di affermare un nuovo paradigma che non può essere più basato sulla uniformità fra le Regioni. Serve un vestito su misura per ciascuna Regione attraverso l’attuazione di un regionalismo differenziato. L’unica strada che ci rimane è quella della forza politica data dalla volontà popolare attraverso il referendum. Solo così – ha concluso Cattaneo – potremo restituire prospettiva al regionalismo per fare in modo che il nostro Paese non resti imbrigliato nella gabbia di un centralismo di ritorno”.  Il Movimento 5 Stelle (con gli interventi di Dario Violi e Stefano Buffagni) ha ribadito l’importanza referendum “perché dà modo al popolo di esprimersi” ma ha votato contro il documento perché si “sta uscendo dal seminato. L’autonomia non c’entra niente con il residuo fiscale né con la concessione dello Statuto speciale, si sta facendo un uso strumentale del referendum col rischio che queste parate disorientino  gli elettori “.
Contrari anche Patto Civico e Partito Democratico. Per Roberto Bruni siamo di “fronte a un vero e proprio uso strumentale del referendum come dimostra il fatto che a oltre due anni dalla sua approvazione manca ancora un atto di indirizzo che spieghi ai lombardi quali materie la Regione vuole gestire”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Partito Democratico. Il Capogruppo Enrico Brambilla ha parlato di “operazione di fumo e truffaldina lanciata per coprire il fallimento della maggioranza: in questo modo si tenta di coprire le mancate promesse fatte dal Presidente Maroni nella scorsa campagna elettorale come quella di trattenere il 75% delle tasse “.
A difesa del documento della maggioranza si sono espressi anche il Presidente della Commissione Affari istituzionali Carlo Malvezzi (Forza Italia), secondo il quale “tutta questa avversione al referendum nasconde in verità il timore da parte dei partirti di minoranza del voto dei lombardi”, e del capogruppo dei Fratelli d’Italia Riccardo De Corato , che ha sottolineato che “il referendum è un bene perché si dà voce al popolo su una questione che l’attuale Governo non ha nessun a volontà di portare  a soluzione”.
L’Aula ha respinto invece, sempre sulla questione riguardante il referendum dell’Autonomia, una mozione presentata dal Patto Civico con la quale si intendeva chiedere di stilare un documento di indirizzo con le indicazioni relative alle particolari sfere di autonomia da contrattare con lo Stato. Il documento ha ricevuto 23 si (Patto Civico, PD e Movimento 5 Stelle) e 41 no (l’intera maggioranza).