A Palazzi Pirelli il seminario promosso dall’Ufficio di Presidenza: Consiglieri regionali a lezione di sharing economy

Presidente Cattaneo: “Conoscere una realtà in espansione
per capire se e come intervenire sul piano normativo regionale”

 

Milano, 21 settembre 2016 – L’economia della condivisione vola. Le piattaforme di sharing sono infatti in continuo aumento e le previsioni in Italia per prossimi 10 anni prevedono un giro d’affari che dagli attuali 3,5 miliardi potrà arrivare fino ai 15/20 miliardi. Numeri e cifre del fenomeno che sta cambiando il modo di creare prodotti e relazioni sociali sono stati al centro di un Seminario di formazione rivolto ai consiglieri regionali svoltosi a Palazzo Pirelli e curato da Eupolis Lombardia, il centro studi di ricerca regionale, al quale hanno preso parte tra gli altri Luisa Crisigiovanni (Altroconsumo), Gian Luca Ranno (ad di Gnammo) e Alessandro Tommasi (Airbnb Italia). 

 

Oggi– ha detto il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo  nell’aprire il seminario – davanti a un fenomeno come la sharing economy, che oltre ad essere un nuovo modello di mercato sta modificando anche gli approcci culturali e comportamentali dei consumatori, è importante che il legislatore sia nelle condizioni di capire  se  è utile intervenire con leggi e regolamenti, per offrire quelle garanzie e tutele che sono proprie dei servizi e che riguardano sia imprese che cittadini,  o se invece è il caso di evitare di normare troppo il settore e lasciare che sia la dinamica naturale del mercato  a trovare la sintesi  e l’equilibrio giusto. Penso – ha aggiunto Cattaneo – a diversi settori come i trasporti, il turismo e altri, la cui competenza è regionale. E’ chiaro che ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione che sta producendo i suoi effetti sui consumi perché queste piattaforme offrono possibilità che prima non c’erano. E dunque il fenomeno deve essere conosciuto in tutte le sue componenti prima di decidere se è il caso o meno di legiferare sulla materia”.

 

In Italia le piattaforme sono 118 (si va da BlaBlaCar a Gnammo a Airbnb, per citare le più importanti) e sono utilizzate dal 17% della popolazione. Un dato in linea con quello delle altre nazioni europee, con l’Italia che può vantare il primato della creatività. Da noi, infatti, l’offerta rimane di gran lunga superiore alla domanda, con un numero elevato di creazioni (“Anche se -ha specificato la sociologa Ivana Pais- la maggior parte ha meno di 100 mila utenti ed è quindi destinata a non sopravvivere o a vivere con difficoltà”). Molto alto è anche il livello di predisposizione degli italiani verso queste realtà. Da una ricerca Nielsen emerge infatti che più della metà degli italiani (55%) si dichiara pronto a condividere, una percentuale superiore a tedeschi (46%), spagnoli (53%), francesi (29%) e inglesi (29%). Il problema è il tasso di utilizzo, che è fermo: solo il 22% degli italiani usa internet per condividere, contro il 25% degli inglesi e il 39% degli americani. E’ la fotografia di una realtà in forte sviluppo e con notevoli margini di crescita. Purchè, a giudicare dall’esperienza americana, venga attuata una strategia di sostegno con un supporto anche finanziario. In Italia, finora, solo il 23% delle piattaforme collaborative ha ricevuto un finanziamento da fondi di investimento, mentre negli USA i venture capitalist hanno finanziato le start up della sharing economy per più di 9 miliardi di dollari con aziende come Google, General Motor e GE che investono in maniera significativa nel capitale di diverse società. Si apre dunque la necessità di una via italiana alla sharing economy, puntando sul fatto che nel nostro Paese questa forma di economia si sta diffondendo a prescindere dagli investimenti promossi da multinazionali o da grandi capitali italiani. La nostra è  infatti un’economia sorta in larga parte nel terzo settore e che si occupa della risposta a bisogni particolari o di micro comunità, un mondo che risulta molto interessante dal punto di vista sociale, ponendo interrogativi alle istituzioni sul tipo di politiche da avviare per incoraggiarne la crescita. Tre, a questo proposito gli elementi messi in evidenza per favorire gli investimenti: tutela del consumatore, trasparenza e credibilità.

 

Dopo l’introduzione del direttore generale Eupolis Filippo Biongiovanni e la relazione di Ivana Pais (docente di sociologia dell’Università Cattolica) è intervenuta l’onorevole Veronica Tentori (PD), che ha illustrato contenuti e problemi legati al progetto di legge in discussione alla Camera.

 

 

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