Rivedere quanto prima a livello ministeriale la normativa vigente con particolare riferimento alla legge 57/13; promuovere la ricerca scientifica anche nella fase della sperimentazione per il trattamento di patologie complesse e progressive; prevedere adeguati finanziamenti e risorse per giovani ricercatori; richiamare AIFA a una maggiore coerenza e controllo nelle azioni di competenza; rendere più trasparenti le procedure interne ai comitati etici valutando anche l’utilizzo di strumenti di audit e la creazione di gruppi di esperti di alto livello in tema di ricerca scientifica e bioetica; migliorare l’applicazione del codice di comportamento etico nelle strutture sanitarie regionali e invitare l’Azienda Ospedaliera di Brescia a valutare il rilievo disciplinare nei confronti di chi può eventualmente aver indicato false circostanze sulle condizioni di regolarità dei brevetti presentati da Stamina Foundation.
Sono queste alcune delle conclusioni contenute nella relazione finale dell’indagine conoscitiva sul “caso stamina”, contenute in un ordine del giorno approvato oggi in Consiglio regionale con 49 voti a favore e 9 contrari (contrario solo il Movimento 5 Stelle). L’indagine, sollecitata dal gruppo del Partito Democratico, aveva preso il via in Commissione lo scorso 26 febbraio e numerose sono state le audizioni con i vari soggetti interessati.
“Prima ancora che essere uno strumento d’indagine, la Commissione è stata uno strumento di conoscenza –ha detto la Vice Presidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi (PD)-: i lavori hanno reso chiaro che non possiamo considerare le infusioni Stamina come cure compassionevoli. Ora chiediamo che la Commissione ministeriale addivenga al più presto ad una decisione, già questa settimana, per tutelare l’attività degli Spedali Civili di Brescia, e consegniamo alla Giunta una serie di sollecitazioni, al fine che non si verifichino mai più in ospedali pubblici vicende come questa”.
“Non possiamo ignorare le normative e le leggi vigenti –ha spiegato in Aula il relatore Fabio Fanetti (Maroni Presidente)- e Regione Lombardia non può ordinare l’interruzione della cura in corso non avendo in merito competenza alcuna. Il problema è legislativo ed è innanzitutto su questo piano che dobbiamo agire sollecitando un intervento con la massima urgenza da parte del Governo e del Parlamento nazionale”. Fanetti si è quindi soffermato in particolar modo sulla necessità che i comitati etici comunichino le loro determinazioni alla direzione generale dell’Assessorato regionale alla Sanità, sollecitando una azione forte da parte di Regione Lombardia per chiedere al Ministero maggiori strumenti a sostegno dell’attività di ricerca scientifica.
“Il Consiglio regionale della Lombardia è la prima istituzione in Italia ad avere svolto e concluso un lavoro coraggioso, serio e approfondito sul metodo stamina –ha commentato Giulio Gallera (Forza Italia)-. La relazione finale conferma che ci sono stati troppi equivoci e leggerezze che hanno generato false aspettative: da qui la necessità che gli organismi preposti siano d’ora in poi molto più rigorosi nel valutare la scientificità e l’efficacia delle cure proposte”.
“Stamina non è una cura e questa indagine lo ha dimostrato chiaramente. Di fronte al dolore e al senso di abbandono che vivono le famiglie coinvolte nel caso Stamina –ha detto Stefano Carugo (NCD)- l’unica risposta che le istituzioni possono dare è quella di intensificare il sostegno e i finanziamenti per i centri che già fanno ricerca su questo tipo di patologie. In Lombardia sono infatti presenti centri di ricerca all’avanguardia riconosciuti a livello internazionale che seguono scrupolosamente regole e protocolli”.
“Dobbiamo dare risposte certe e tempestive –ha aggiunto il capogruppo di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato– e comprendere che la disperazione di quelle famiglie è frutto anche di una comunità scientifica spesso troppo lenta e impantanata in burocrazia e lotte di potere”.
“Alla fine di un percorso non facile possiamo dire che l'indagine conoscitiva ha avuto un esito positivo –ha sottolineato Gianantonio Girelli (PD)-. Nella relazione conclusiva abbiamo tutti condiviso che qualcosa in Regione non ha funzionato e abbiamo messo in luce le carenze della legislazione nazionale”.
“L’indagine che abbiamo promosso –ha detto Umberto Ambrosoli (Patto Civico)- ci ha permesso di capire quali sono gli elementi e i correttivi che Regione Lombardia deve porre in essere per evitare il verificarsi nuovamente di situazioni analoghe a quella che, così dolorosa e drammatica, sta interessando gli Spedali Civili di Brescia. In particolare sottolineo l’importanza delle indicazioni che abbiamo sollevato per i Comitati etici”.
Paola Macchi ha motivato il voto contrario del M5Stelle lamentando come “i risultati di questa indagine conoscitiva sono deludenti e negativi, perché la Commissione dopo diversi mesi di lavoro non è riuscita ad accertare le responsabilità su quanto successo all’interno degli Spedali Civili di Brescia, fallendo così quello che doveva essere il suo obiettivo principale. Con il risultato che i bambini e le loro famiglie ora sono stati lasciati soli e abbandonati”.
Soddisfazione finale è stata invece espressa dal Presidente della Commissione Sanità Fabio Rizzi (Lega Nord): “Sono orgoglioso di presiedere una Commissione che ha saputo scrivere con questa relazione una pagina politica importante improntata a un grande rigore e senso di responsabilità istituzionale. Lasciamo ora alla magistratura svolgere il compito che le è proprio, senza entrare in sfere che non sono di nostra competenza”.