Nella prima metà degli Anni Ottanta, la Diocesi di Milano accolse per due volte il papa Giovanni Paolo II. La prima, dal 20 al 22 maggio del 1983, a conclusione del XX Congresso eucaristico nazionale. La seconda, dal 2 al 4 novembre del 1984, in occasione del IV centenario della morte di san Carlo Borromeo, alla cui protezione i genitori di Carol Wojtyla lo avevano affidato, come il papa raccontò dal balcone allestito sulla facciata del Duomo.
La sua presenza nella metropoli lombarda, nel maggio 1983, era stata fortemente voluta dal cardinale Carlo Maria Martini. Rivolgendosi all’allora primo ministro Craxi, al sindaco Tognoli, ma specialmente ai “carissimi milanesi”, il Papa pronunciò parole di “grande stima e grande affetto” evocando la tradizione cristiana resa “gloriosa” dai santi Ambrogio e Carlo insieme all’ammirazione e all’amore dimostrato alla città di Milano da sant’Agostino. Inoltre, espresse il suo saluto “anche a tutte le Autorità civili e militari della Regione e della Provincia, invocando dall’Alto i doni della prosperità e della pace per le singole persone e per le famiglie”.
Davanti alla folla che gremiva piazza del Duomo disse: “Eccomi nella Milano sempre aperta alle frementi vibrazioni della libertà e del progresso, in prima fila – come ne fa fede anche il nome evocativo di questa Piazza – nell’impresa del risorgimento politico della Nazione e nello sviluppo economico del Paese”. “La vostra città, fin dagli anni della costruzione dello Stato unitario, è stata il cuore pulsante dell’economia nazionale e la promotrice generosa di iniziative di beneficenza e di carità. La vostra arcidiocesi si pone tra le Comunità più rilevanti del mondo cattolico, per il numero dei sacerdoti e delle parrocchie, come pure per il complesso delle istituzioni e delle opere nei settori educativo, assistenziale, culturale”.
Ma non nascose ai milanesi le sue preoccupazioni riguardo alle derive del secolarismo: “É necessario interrogarsi sul senso e sul valore, cioè sulla eticità delle sempre nuove conquiste della scienza; è necessario riproporre – come è stato sottolineato dal vostro Pastore il cardinal Martini – l’attitudine contemplativa del credente, grazie alla quale è possibile scoprire quelle risposte ai problemi cruciali dell’esistenza, che la scienza e la tecnica da sole non sanno indicare”.
Un applauso caloroso scaturì quando il pontefice, alla fine del suo discorso, affidò la comunità al simbolo di Milano per eccellenza: “Desiderando che la mia presenza costituisca un segno di fiducia nel domani e uno stimolo di vivo incoraggiamento ad operare nella pace e nella solidarietà, auspico che questa città, su cui svetta in atteggiamento di materna protezione l’immagine della cara Madonnina, attui il proprio destino terreno in conformità con i supremi disegni della provvidenza divina, nella consapevolezza che, solo col rispetto degli indefettibili valori morali e spirituali, potrà essere salvato il patrimonio di civiltà, di progresso e di benessere che ha reso Milano celebrata nel mondo”.
La visita pastorale fu intensa e partecipata, con un fitto calendario di impegni: in piazza Cinque Giornate, al Palazzo dello Sport dove incontrò le religiose, il giorno successivo a Desio, Seregno e Venegono, a Monza con i giovani e a Sesto San Giovanni davanti a ottantamila lavoratori. Infine alla Scala, dalle Orsoline, poi alll’università Cattolica e alla Fiera Campionaria. Visitò anche i malati del Policlinico, prima della messa finale nel quartiere Gallaratese, sotto una pioggia torrenziale, davanti a duecentomila fedeli.
Dopo poco più di un anno, a novembre del 1984, papa Wojtyla tornò a Milano per tre giorni intensissimi, dal Sacro Monte di Varese al cimitero del Musocco. L’incontro con la città fu in Piazza Castello, da cui raggiunse Piazza del Duomo per la Messa conclusiva del pellegrinaggio.
- 24 Aprile, 2023
- 4:17 pm
- Categorie: Lombardia Quotidiano