Milano batte Smirne 86 a 65. Non è il punteggio di una competizione sportiva, ma il voto del Bureau International des Expositions che il 31 marzo 2008 assegna al capoluogo lombardo l’Expo del 2015. Un risultato auspicato da tutte le istituzioni italiane, arrivato con un piccolo ritardo rispetto alla tabella di marcia e un brivido finale. La prima votazione aveva dato esito nullo, a causa di alcuni problemi alle pulsantiere, e perciò la decisione finale è stata rimandata di circa un’ora. Momenti concitati quando qualcuno aveva riferito della vittoria di Smirne, provocando l’esultanza della folta rappresentanza turca sia a Parigi che in patria. La notizia è stata però rapidamente smentita dalla gioia dei rappresentati del nostro Paese. “Sono contenta per Milano, ma sono contenta per tutto il mondo perché sarà un’Esposizione universale per tutto il mondo. Il segno di Milano 2015 non sarà un simbolo fisico come lo è stato la torre Eiffel nell’800, ma un centro per lo sviluppo sostenibile in tutti i Paesi del mondo. La torre è un simbolo dei secoli passati” , le prime parole dell’allora primo cittadino ambrosiano Letizia Moratti.
“Questa vittoria – gli ha fatto eco il presidente della camera di Commercio di Milano Carlo Sangalli – premia una città e una popolazione di imprese che non si è tirata indietro davanti a una sfida ambiziosa, per molti invincibile. È stato uno sforzo corale, e il vero successo è quello di aver saputo lavorare fianco a fianco senza permettere alle diverse appartenenze di compromettere questo risultato. Un vero gioco di squadra che ha ribaltato le previsioni dimostrando che quando c’è unità e un progetto forte, come in questo caso, si arriva al traguardo vittoriosi”.
Della stessa opinione l’allora Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni: “Abbiamo fatto gioco di squadra, abbiamo lavorato tutti e ognuno ha fatto la sua parte. Milano e la Lombardia si confermano come il simbolo dell’Italia che vince, che produce e lavora”.
In quell’anno a Palazzo Chigi sedeva Romano Prodi, alla Farnesina Massimo D’Alema, al Commercio estero Emma Bonino. Anche l’allora Premier sottolineò che la vittoria è arrivata grazie ad un lavoro di squadra. “Abbiamo fatto – dichiarò a caldo – un’azione diplomatica di convinzione che è durata fino a questa mattina. L’ultima telefonata l’ho fatta tra mezzogiorno e l’una. Solo ieri abbiamo contattato 15 paesi incerti. C’é sempre stato un grande rispetto perché non abbiamo fatto giochi di prestigio né pressioni indebite”.