Armida Barelli e don Mario Ciceri: i due nuovi beati lombardi

Tutto è pronto per la solenne cerimonia di beatificazione di sabato 30 aprile nel Duomo di Milano. Sarà il delegato del Papa cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a presiedere il rito che porterà sugli altari due figli della terra lombarda. Non accadeva dal 26 giugno 2011 quando furono beatificati nella cattedrale ambrosiana padre Clemente Vismara, don Serafino Morazzone e Suor Enrichetta Alfieri. Ora è la volta della milanese Armida Barelli, co-fondatrice dell’Università Cattolica, e di don Mario Ciceri, prete diocesano nativo di Veduggio (MB).

Armida Barelli nasce a Milano nel 1882 da una famiglia borghese ma fin da giovanissima sente forte in sé stessa il richiamo di Cristo. Dopo gli studi compiuti in Svizzera, torna in patria e nel 1910 conosce frà Agostino Gemelli, un incontro che le cambierà la vita. Da allora il suo scopo diventa la fondazione di un ateneo cattolico in Italia sul modello di quello esistente a Lovanio in Belgio. A tale fine consacra nel 1913 tutta la sua esistenza abbracciando la vocazione alla verginità nel mondo. Più di 10 anni di duro lavoro e il fondamentale appoggio del Cardinal Ferrari, del Conte Lombardo, di Ludovico Necchi e di altri benefattori ottengono lo scopo: il 7 dicembre 2021 l’Arcivescovo Achille Ratti (poi Papa Pio XI) inaugura in Via Sant’Agnese 2 a Milano l’Università Cattolica del Sacro Cuore che in un secolo di vita ha visto passare dalle sue aule oltre 300.000 studenti. Armida per 30 anni ne fu l’amministratrice, il severo e infaticabile braccio destro di Padre Gemelli ma fu anche figura di spicco del cattolicesimo sociale italiano fondando nel 1917 la Gioventù Femminile di Azione Cattolica e l’anno successivo l’Istituto secolare Missionarie della Regalità di Cristo al quale oggi aderiscono 2400 laiche consacrate. Una figura davvero innovativa, un precursore di quel cattolicesimo sociale che proprio alla Cattolica crebbe durante il Fascismo per poi sbocciare e dare frutto nell’Italia repubblicana. Ad Armida, che riposa dal 1952 nella cripta della cappella di Largo Gemelli, è intitolata la bellissima Aula Barelli, posta accanto all’Aula Magna, dove si svolgono molte discussioni delle tesi di laurea nonché i Consigli di Ateneo, riunioni e cerimonie importanti.

Ad Armida Barelli il Consiglio regionale della Lombardia dedicherà una apposita iniziativa: “Nulla sarebbe stato possibile senza di lei” è infatti il titolo della mostra che verrà inaugurata martedì 3 maggio alle 15 a Palazzo Pirelli. Interverranno Alessandro Fermi, Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia; Letizia Caccavale, Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità della Lombardia; monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Toniolo; Aldo Carera, Direttore dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 4 al 13 maggio.

Don Mario Ciceri nasce invece a Veduggio (MB) nel 1900. Un semplice prete di campagna, che ha vissuto tutta la sua breve esistenza – muore infatti nel 1945 per i postumi di un incidente stradale – tra il seminario (Seveso e poi Saronno e Venegono) e dopo l’ordinazione sacerdotale per ben 21 anni come coadiutore dell’oratorio di Brentana, frazione di Sulbiate oggi provincia di Monza e Brianza. Una fede semplice e limpida la sua, una vocazione educativa profonda e sincera, il coraggio di fare scelte difficili aiutando durante la guerra gli ebrei, i renitenti alla leva, i partigiani anche a rischio della propria vita: tutto ciò nel più schietto spirito ambrosiano che la Chiesa universale ha deciso di portare ad esempio per tutti i credenti.