Pasqua in Lombardia tra colombe, uova e “Pasquali” valtellinesi

Così come Natale Lombardia è sinonimo di “panettone”, a Pasqua non può mancare la “colomba”: classica o farcita ce ne è per tutti i gusti. Inventata a Milano negli anni Trenta da un famoso marchio della tradizione dolciaria del capoluogo, che già aveva creato il celebre dolce natalizio, le narrazioni popolari rimandano però la colomba pasquale ad antiche leggende.
A Milano sarebbe legata alla figura di San Colombano, che nell’iconografia tradizionale viene sempre raffigurato con una colomba sulla spalla. Si narra che il missionario irlandese, giunto nel centro meneghino, venne accolto con un banchetto a base di selvaggina organizzato dai sovrani longobardi. Non potendo mangiare carne in periodo di Quaresima e allo stesso tempo non volendo offendere la Regina Teodolinda, il Santo promise di fare uno “strappo alla regola” ma solo dopo averla benedetta e la selvaggina si trasformò miracolosamente in pane bianco a forma di colomba.
A Legnano, nel milanese, coinciderebbe con un evento capitato durante la celebre battaglia del 1176: 3 colombe si sarebbero posate sopra gli stemmi lombardi portando fortuna alle truppe dei comuni riuniti nella Lega Lombarda che successivamente riuscirono a sconfiggere il Barbarossa. A Pavia la colomba sarebbe da riportare all’assedio della città da parte di re Alboino alla vigilia di Pasqua del 572. In quel giorno, in segno di pace e sottomissione, il Re ricevette vari doni dai cittadini. Fra questi, il dolce a forma di colomba da parte di un vecchio fornaio.
Non la colomba ma la “Resca” è il dolce tipico pasquale di Como, un tempo preparato per la Domenica delle Palme e oggi ribattezzato Pan di Pasqua. Decorato esternamente come una lisca di pesce (da cui prende appunto il nome), al suo interno i pasticceri sono soliti inserirvi un rametto di ulivo.
Una ciambella da inzuppare nel vino per renderla più soffice è invece il dolce tipico del mantovano: il “Bisulan”.
Talmente buona da essere ormai realizzata in tutti i periodi dell’anno, soprattutto in Brianza e nella zona compresa tra la provincia a nord di Milano e il lago di Lecco e Como, è la “Turta dei Paisan” a base di pane raffermo bagnato nel latte. Un dolce di umili origini contadine che non ha una ricetta specifica come le altre e che viene personalizzata in base alle tradizioni tramandate di generazione in generazione, di famiglia in famiglia.

Ma quando si parla di Pasqua, il nostro pensiero non può non andare anche alle uova, da quello di gallina, da proporre come antipasto, a quello più goloso di cioccolato, da rompere e mangiarne un pezzetto tutti insieme. Per il cristianesimo l’uovo simboleggia la risurrezione di Gesù dal sepolcro. Nel suo significato più mistico è immagine di rinascita e della vita oltre le tenebre del peccato: pare che l’usanza di regalare le uova risalga al 1100, quando si diffuse la tradizione di benedirle e di offrirle in Chiesa la domenica di Pasqua.
La sua origine si perde nell’antichità: nella cultura ebraica la sua superficie perfetta e continua rappresentava l’eternità della vita; nell’antica Roma i contadini seppellivano uova dipinte di rosso per ottenere dagli dei un buon raccolto; nel Medioevo era consuetudine distribuire uova bollite avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente, mentre quelle decorate e più preziose erano prerogativa di scambi tra nobili e aristocratici. Ricevere in dono un uovo era sicuramente di buon auspicio, augurio di felicità e prosperità.
La tradizione delle uova, soprattutto quelle al cioccolato e amate dai più piccoli perché contenenti al loro interno piccole sorprese, è arrivata fino ai giorni nostri e le pasticcerie fanno a gara in questo periodo ad abbellire le vetrine con uova meravigliose, dipinte e decorate o avvolte in carte coloratissime.

Tra le tradizioni non culinarie ma tipiche del giorno di Pasqua, infine, ci piace ricordare la sfilata delle portantine allegoriche a Bormio in Valtellina. “I Pasquali” rappresentano un’antichissima usanza a metà tra devozione religiosa e artigianato locale. Realizzate durante l’inverno da gruppi di ragazzi dei vari quartieri/contrade (Buglio, Combo, Dossiglio, Dossorovina e Maggiore) il giorno di Pasqua sfilano a spalla di figuranti in costume tipico. Si crea una lunga processione di uomini, donne, anziani, bambini, suonatori e personaggi del folklore valtellinese che attraversano le vie del paese fino ad arrivare alla piazza parrocchiale. Qui vengono benedetti gli agnelli e le allegorie, vere e proprie opere d’arte artigianali, restano esposte tutto il giorno per essere ammirate e premiate dalla giuria