Sessantadue anni fa, il 4 aprile 1960 si inaugurava il grattacielo Pirelli, per tutti i milanesi affettuosamente “il Pirellone”. Vanto dell’ingegneria e dell’architettura italiana del primo dopoguerra – ebbe tra i progettisti Gio Ponti e Pier Luigi Nervi – questo edificio rappresenta la modernità, l’innovazione e insieme la solidità dello spirito lombardo. Nato nell’immediato dopoguerra nell’ambito del progetto del nuovo centro direzionale, fu voluto da Alberto e Piero Pirelli per celebrare i successi di una delle aziende simbolo del boom economico e divenne immediatamente l’icona stessa della città anche per la sua collocazione strategica davanti alla Stazione Centrale. Per le sue caratteristiche progettuali ed estetiche è considerato ancora oggi uno degli edifici più importanti dell’architettura del ‘900 e con i suoi 127 metri resta uno dei più alti grattacieli al mondo realizzato interamente in cemento armato. Per costruirlo sono stati impiegati 30.000 mc di calcestruzzo e il peso complessivo dell’edificio raggiunge le 70.000 tonnellate. La sua costruzione si prolungò per 4 anni dal 1956 al 1960. Le sue forme slanciate e insieme potenti sono state imitate in tutto il mondo: celebri le “copie” di New York City con il Pan Am oggi MetLife Building sopra la Grand Central Station e quella della Torre Telefunken di Berlino.
Ma il Pirelli non è solo il simbolo del boom economico degli anni ’60 ma anche delle istituzioni lombarde. Fu un’intuizione di Piero Bassetti, primo Presidente di Regione Lombardia, che aveva percepito l’intenzione dell’azienda di dismetterlo, ad avviare la trattativa che portò nel 1978 all’acquisizione del palazzo da parte del neonato ente regionale. Il 2 giugno 1980 si tiene la prima seduta nella nuova sala consiliare (già centro meccanografico Pirelli), caratterizzata dalla bella struttura a portali incrociati. Sotto il segno della Rosa Camuna, disegnato da Noorda, Sambonet, Tovaglia e Munari, Regione Lombardia prende possesso del grattacielo e da allora nell’immaginario collettivo dei lombardi vi si identifica. Il profondo intervento di restauro realizzato tra il 2002 e il 2005, a seguito del tragico incidente aereo dell’aprile 2002 in cui persero la vita due dipendenti regionali oltre al pilota del velivolo, ha reso pienamente funzionali gli spazi interni senza alterare l’estetica del palazzo che da allora vive una seconda giovinezza.
“Il Pirellone – ricorda Alessandro Fermi, Presidente del Consiglio regionale nell’intervista che compare nel volume “Storie del Grattacielo” realizzato dal Consiglio regionale e dalla Fondazione Pirelli in occasione dei 60 anni del Palazzo – è stato protagonista di stagioni diverse e si è sempre dimostrato perfettamente all’altezza delle diverse funzioni cui è stato adibito. Un’associazione straordinaria, quella tra l’edificio e l’Istituzione, che comunica in modo chiaro e immediato un’identità dinamica e moderna, figlia dell’operosità lombarda”.
“Milano – commenta Bassetti nello stesso volume celebrativo – ha saputo in un certo senso trasformare un monumento, da simbolo dell’impresa a rappresentazione dell’istituzione repubblicana. Il Grattacielo Pirelli è per Milano qualcosa di caro e di non contestabile, perché è nato dal privato e dal capitalismo ed è stato consensualmente immesso nello sviluppo democratico del Paese in un momento di trasformazione della società. La Milano del futuro sarà profondamente trasformata dai processi di innovazione, dal digitale, dallo smart working, dalla globalizzazione, ma il Pirellone resterà per tutto il mondo un punto di riferimento dello spirito lombardo.“