Sono trascorsi 128 anni dalla nascita della Società Elettrotecnica Nazionale fondata a Pavia da Hermann Einstein, padre di Albert, il 14 marzo 1894. Lungo il Naviglio pavese all’angolo tra Viale Venezia e Viale Partigiani, sorge ancor oggi un fabbricato di mattoni rossi piuttosto imponente che ne fu la prima sede. La società dell’ingegner Einstein impiegava 80 persone e realizzava impianti elettrici a corrente continua secondo il modello Edison, una tecnologia che presto sarebbe stata soppiantata da quella a corrente alternata inventata da Victor Tesla e sviluppata da General Electric. Forse anche per questo la ditta degli Einstein ebbe vita breve: fu chiusa solo due anni dopo e la famiglia si trasferì a Milano dove l’industrioso Hermann aprì una nuova azienda che realizzava dinamo.
Ma perché proprio in Lombardia? Sul finire del XIX secolo Milano e la Lombardia erano diventati il “distretto” dell’elettricità per eccellenza. A Milano nel 1883 sul sito dell’attuale multisala Odeon in Via Santa Radegonda fu realizzata la prima centrale termoelettrica dell’Europa continentale, la terza al mondo dopo quelle di Londra e di New York. Grazie alla lungimiranza dell’ingegner Giuseppe Colombo, fondatore della Edison, si sviluppò in Lombardia un fiorente mercato dell’elettricità (cavi, lampadine, dinamo, ecc.) che attirò imprese e scienziati da tutta Europa. Tra questi anche il padre di Albert che risiedette a Pavia prima e a Milano poi fino alla sua morte nel 1902 ed è tutt’ora sepolto al Cimitero Monumentale.
La residenza milanese degli Einstein era in Via Bigli 21, nel palazzo che aveva ospitato in epoca risorgimentale il famoso salotto della contessa Maffei dove si incontravano intellettuali, nobili e maggiorenti dell’epoca e dove ora lo ricorda una lapide. Il giovane Einstein vi soggiornava solo durante le ferie estive perché andava a scuola in Svizzera, prima a Berna e poi al Politecnico di Zurigo dove ottenne la laurea nel 1900. Nelle sue lettere il premio Nobel ricorda con piacere i soggiorni lombardi, in particolare quelli pavesi. L’allora sedicenne Albert Intrecciò amicizie durature con Ernestina Marangoni di Casteggio con cui rimase in rapporti epistolari tutta la vita e con il suo amico e collega più affezionato, l’ingegnere italo-svizzero Michele Besso che lavorò con lui all’Ufficio Brevetti di Berna e morì solo un mese prima di lui nel 1955.
Einstein amava fare lunghe passeggiate sulle colline dell’Oltrepò e nelle valli dell’appennino ligure e piacentino. Probabilmente non avrebbe mai immaginato che un secolo dopo quei luoghi sarebbero diventati uno dei distretti vitivinicoli più importanti d’Europa. O forse sì….