“Le 7 giornate di Bergamo”, opera prima cinematografica di Simona Ventura, racconta la costruzione in tempi record dell’ospedale voluto dagli Alpini a Bergamo nel marzo del 2020 e ha un titolo volutamente evocativo di tematiche risorgimentali. La realizzazione del nosocomio simboleggia infatti la volontà di riscossa del popolo orobico duramente colpito dalla pandemia ed è oggi la testimonianza lampante che si possono sconfiggere anche le peggiori avversità purchè affrontate uniti.
Girato per decine di ore nei cantieri aperti, il docu-film (65 minuti) è stato presentato alla recente Mostra internazionale di Arte Cinematografica di Venezia e ha riscosso un enorme successo risvegliando ricordi indelebili e suscitando emozioni forti. Merito dell’altissima qualità del prodotto ma anche dello spirito che ha guidato il lavoro della produzione, della regista, dei tecnici e del cast. Lo stesso spirito che permise in soli sette giorni e a poche ore dallo “scoppio” dell’epidemia di costruire un ospedale anti-Covid: un impasto di ricerca comune, armonia e capacità di collaborazione al servizio di un unico progetto finalizzato a sconfiggere il male. Nel film (un “inno alla speranza”, è stato detto) sono state raccolte anche una ventina di testimonianze che raccontano di un enorme desiderio di riscossa.
“Avevo voglia -ha detto Simona Ventura- di manifestare il mio punto di vista su un fatto che ha segnato profondamente le nostre vite e ho scelto il racconto della costruzione dell’ospedale alla Fiera di Bergamo, un’opera sorta in soli sette giorni grazie all’immane forza, volontà e disperazione di un gruppo di Alpini guidati da Sergio Rizzini e coadiuvati da artigiani, imprenditori e tifosi dell’Atalanta. Un lavoro che non sarei riuscita a raccontare senza l’appoggio di Luigi Crespi e Ambrogio Crespi, di Giacomo Pellegrinelli e di Giovanni Terzi”.