Il Consiglio regionale della Lombardia è vicino al dolore delle famiglie delle vittime dell’incidente della funivia del Mottarone.
14 i morti, la maggior parte dei quali proveniva dalla Lombardia. Una domenica di primavera, sole e cielo azzurro avvolgono i 1.451 metri della montagna che divide il Lago Maggiore (sponda piemontese) dal Lago d’Orta. All’entrata dell’autostrada Milano-Varese un cartello invita a visitare il “Mottarone, la montagna dei milanesi. 1 h d’auto da Milano”. E così sulla cabina in partenza da Stresa attorno a mezzogiorno salgono famigliole, nonni e (bis) nipoti, due fidanzati, una donna in gita con il marito nel giorno del suo 40° compleanno.
Da Varese venivano Silvia Malnati, 27 anni, e il suo fidanzato, Alessandro Merlo, 29 anni; da Vedano Olona, sempre in provincia di Varese, Vittorio Zorloni, classe 1966, ed Elisabetta Persanini, del 1983, con il loro bimbo Mattia, 5 anni. Da Pavia, un’intera famiglia di origine israeliana: il padre, Amit Biran, 30 anni medico e sua moglie Tal, psicologa con i figli Eitan, 5 anni, unico sopravvissuto ora ricoverato in prognosi all’ospedale di Torino dove è stato operato, e suo fratello Tom di 2 anni, con i (bis)nonni Barbara e Itsahak.
Le loro storie, i loro sogni e la voglia di vivere una giornata all’aria aperta, rimangono chiusi nei loro zaini. A pochi metri dall’arrivo, per cause ancora da stabilire, la cabina retrocede, sbatte contro alcuni alberi, si accartoccia, mentre disperde il suo carico di persone tra il verde degli abeti. Vengono estratti ancora vivi due bambini, ma uno solo ce la farà. Una tragedia che, dopo i lunghi mesi di emergenza Covid, si abbatte sulla voglia di ripresa e di normalità. Un incidente che ci ricorda la responsabilità che ognuno di noi ha verso gli altri e l’importanza di tutelare le persone in ogni circostanza.