25 aprile 1945: l’insurrezione cominciò a Milano

Quando, alle ore 8 del 25 aprile 1945, via radio dal Collegio dei Salesiani in via Copernico a Milano il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani proclamò l’insurrezione armata in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, il giorno precedente, in piazza Belloveso, erano già iniziate le prime sparatorie innescate da uno scontro casuale fra brigate partigiane e fascisti in fuga su automezzi tedeschi.

Il proclama del CLNAI si concludeva con l'inconfondibile voce di Sandro Pertini (1896 – 1990; medaglia d’oro al valore militare e settimo Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985) che alla testa del comando partigiano diede più forza e vigore agli eventi per la liberazione di Milano dall’oppressione nazi-fascista: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma Arrendersi o perire”.

Il Comando generale del Corpo volontari della Libertà (CVL) e il Comando Piazza dirigono le operazioni dal Convento delle Suore della Riparazione, in corso di Porta Magenta 79 e dal Commissariato di via Carlo Poma. Lo sciopero generale è proclamato per le 13 ma l’insurrezione era praticamente già cominciata con la liberazione della Pirelli di viale Sarca. Altre fabbriche vennero subito occupate nonostante le feroci reazioni dei fascisti che in via Tortona uccisero due partigiani.

All'alba del 26 aprile la Guardia di Finanza prende possesso della Prefettura. Designati dal CLN, l’azionista Riccardo Lombardi e il socialista Antonio Greppi assumono la carica di Prefetto e Sindaco della Liberazione che a Milano conterà circa 100 partigiani caduti.

Gli scontri di una certa entità si verificano il 25 e il 26 aprile attorno alla Motomeccanica in via Oglio, alla Om in via Leoni, alla Innocenti di Lambrate e al deposito ATM di viale Molise. Alla Pirelli e alla Breda si spara contro i francesi della milizia collaborazionista. Alla Pirelli SAPSA in via Fabio Filzi 20 gli operai respingono i fascisti ma sopraffatti dai tedeschi sono fatti prigionieri. Il resto dell’insurrezione milanese è costellato da spari provenienti dalle auto fasciste che sfrecciano all'impazzata e con i cecchini che continuano a colpire fino al 28 aprile, annidati un po’ dovunque: in piazzale Maciachini; in corso San Gottardo; nelle vie Gian Galeazzo e Adriano; in corso Buenos Aires; in piazza Grandi e piazza degli Affari come in altri punti della città. In via Argelati, in via Villoresi, in piazza Sicilia, in via Novara, in viale Suzzani, in piazza Precotto, sulla via Comasina e lungo il Naviglio Grande e in località Ronchetto delle rane. Gli scontri sono brevi ma cruenti. Poi ci sono gli assalti ai pochi centri ancora occupati dai fascisti: la caserma Teuliè in Corso Italia e l’Aeronautica in piazzale Novelli. I tedeschi decidono di resistere nel collegio dei Martinitt di via Pitteri e alla Casa dello studente in viale Romagna ma infine si arrendono il 27 aprile all'arrivo delle formazioni dell'Oltrepo pavese. Gli ultimi a cedere sono alcuni reparti delle SS che avevano stabilito il loro Comando all'hotel Regina in via Silvio Pellico.

Dal 28 aprile cessa la guerriglia di Milano: i panifici e altri negozi riaprono, i mezzi pubblici cominciano a circolare e vengono erogati gas e energia elettrica. Il 30 aprile gli alleati entrarono in una Milano, città già liberata. Nella primavera del 1945, infatti, le truppe anglo-americane dilagarono nella Pianura Padana dopo aver spezzato la “linea Gotica”, da La Spezia fino a Rimini lungo l’Appennino. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò il 25 aprile; il termine effettivo, preceduto dalla firma di Caserta del 29 aprile 1945, si ebbe pochi giorni dopo, il 3 maggio, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all'esercito alleato.

Quella del 25 aprile è una data simbolica nella quale si rende omaggio a tutti i partigiani che contribuirono alla liberazione d’Italia. La decisione di sceglierla come “Festa della Liberazione” fu presa il 22 aprile del 1946 dal governo italiano provvisorio guidato da Alcide De Gasperi. La ricorrenza fu fissata in modo definitivo con la legge n. 269 del maggio 1949 e presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948.