“El Tredesin de marz”, San Barnaba, la croce cristiana e l’inizio della primavera milanese

Un misterioso foro al centro di una pietra che in Oriente chiamano la porta della liberazione” dalla quale transita l'anima del defunto. L’antica tradizione milanese del "Tredesin de marz", forse nasce con questa epigrafe per commemorare l’annuncio del Cristianesimo alla città da parte di San Barnaba, avvenuto il 13 marzo dell’anno ’51 d.c.

La leggenda narra che il martire, compagno di viaggio di San Paolo di Tarso, venne da questi inviato a Mediolanum per evangelizzare la città che seguiva ancora il rito pagano. Giunto dalla Porta orientale, si fermò sotto una grande quercia per raccogliersi in preghiera e davanti a un’antica pietra circolare preromana di epoca celtica, innalzò una croce cristiana. Al tocco del bastone, la pietra si aprì spontaneamente senza opporre resistenza.

La pietra di San Barnaba”, riporta tredici raggi che si diramano dal centro che si dice siano stati incisi dal Santo con le proprie dita. Oggi, insieme al bastone e alle reliquie, la pietra è ancora visibile nella chiesa di Santa Maria al Paradiso in Milano. La pietra entrò nel culto cristiano grazie all'associazione con l'agiografia di San Barnaba e con la festa del Tredesin de marz. Il 13 marzo di ogni anno, nella lapide rotonda al centro della chiesa, si espone infatti una Croce cristiana a immagine di quella che la tradizione diceva piantata per la prima volta in Milano dal martire cipriota. Sempre in quel giorno, oltre all'avvenuta cristianizzazione, i milanesi festeggiano anche la rinascita del Sole e la rinnovata Primavera in un tripudio di fiori e piante aromatiche, caratteristica principale del mercatino che si tiene lungo le vie del Vigentino.

Per quanto riguarda la configurazione architettonica, la chiesa di Santa Maria al Paradiso (costruita verso fine sec. XVI) si presenta ad unica navata con volta a botte, ornata al centro da un affresco barocco e con tracce delle originarie decorazioni seicentesche: la fascia dipinta con putti e festoni e, nel sottarco della terza cappella a sinistra, i medaglioni a stucco e tempera con i Misteri gaudiosi e altre scene della vita di Maria. Nelle otto cappelle laterali sono distribuiti diverse opere d'arte, molte delle quali collocate nella chiesa fin dalle origini. Il presbiterio fu restaurato nel 1901. Gli affreschi nel coro e sulla volta del presbiterio sono opere compiute da Osvaldo Bignami nel 1916 (anch’essi appena restaurati). Degno di nota è il coro di noce intagliato recante Angeli decorativi e teste di Santi. La prima cappella a destra è dedicata all’Addolorata; la seconda a San Bonaventura, con una pala di Gerolamo Chignoli; la terza è dedicata al Crocifisso con una scultura in legno del 1700; la quarta cappella è dedicata a Sant’Anna e reca la pala di Francesco Fabbrica (inizio 1700) mentre la prima cappella di sinistra ha una bella tela di Andrea Porta; la seconda è la cappella di Santa Lucia con una tela raffigurante Sant’Agata-San Fermo-San Carlo dipinta di Paolo Camillo Landriani, detto il Duchino (1560 circa); la terza cappella è dedicata all’Annunciazione e reca un bel dipinto del XVI Secolo. L’ultimo vano, ove è la porta che metteva nell’antico convento. Sul lato sinistro dell’altare maggiore si trova un bel dipinto di Camillo Procaccini, l’Adorazione dei pastori. Nella chiesa e nella sacristia sono conservati altri quadri, di cui alcuni di buona fattura. Solo nel 1962 la chiesa fu elevata a parrocchia.