Campane a festa, la Lombardia ha due nuovi Santi

Se l’identità del primo è nota in tutto il mondo per i 15 anni di uno dei primi pontificati globali della storia, il secondo è figura non meno insigne per virtù e santità: si tratta di papa Paolo VI e don Francesco Spinelli, bresciano quello, milanese con legami a Cremona questo, che saranno proclamati Santi da Papa Francesco questa domenica, 14 ottobre, in piazza San Pietro a Roma. Assieme a loro salgono agli onori degli altari Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador assassinato in odium fidei, don Vincenzo Romano, sacerdote diocesano, Maria Caterina Kasper, fondatrice dell’Istituto delle povere ancelle di Gesù Cristo e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, fondatrice della Congregazione delle suore missionarie crociate della Chiesa.

Don Francesco Spinelli – già beatificato da san Giovanni Paolo II nel Santuario di Caravaggio nel 1992 – nacque a Milano nel 1853, da genitori di origine bergamasca, ma abitò a Cremona e frequentò liceo e Seminario a Bergamo. Nel 1875, mentre era a Roma per il Giubileo, nella basilica di Santa Maria Maggiore si prostrò ai piedi della culla di Gesù Bambino e vide “uno stuolo di vergini che avrebbero adorato Gesù in Sacramento”. Da quel momento nutrì per primo e alimentò negli altri un profondo culto verso l’Eucarestia, fondando insieme a Caterina Comensoli l’Istituto delle Suore Adoratrici, a Bergamo (1882). Lo scopo dell’Istituto, ancora oggi attivo, è “attingere l’amore più ardente dall’Eucaristia celebrata e adorata per riversarlo sui più poveri fra i fratelli”. Tornò nel cremonese nel 1889 e da Rivolta d’Adda non si spostò fino alla morte, giunta nel 1913 al termine di una vita di grandi prove e ancor più grande perdono per i suoi accusatori. Il miracolo preso in considerazione per la sua canonizzazione è avvenuto nel 2007 a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo (dove le “sue” suore sono presenti dal 1958) e riguarda la guarigione di un neonato in pericolo di vita per un emorragia.

Di Giovan Battista Montini, invece, è nota a tutti la statura umana, culturale e spirituale. Nato nel 1897 a Concesio, all’imbocco della Val Trompia, compì gli studi scolastici e seminariali a Brescia. Già dal 1924, però, fu trasferito a Roma, come aiutante nella Segreteria di Stato e assistente sociale della Fuci. Tornò nella sua regione per reggere la grande arcidiocesi ambrosiana e da vescovo di Milano (1954-1963) rispose ai problemi che ponevano alla stessa Chiesa i tempi difficili della ricostruzione, dell’immigrazione interna dal Sud del Paese, così come dal diffondersi dell’ateismo e del marxismo nel mondo del lavoro. Promosse l’erezione di un centinaio di nuovi luoghi di culto in tutta la diocesi e volle una grande Missione Popolare nella città, in un’ottica di dialogo con tutte le forze sociali: fu una grande celebrazione di fede con 7000 omelie di 500 preti e il coinvolgimento di numerosi vescovi, cardinali e laici, chiamati a dar testimonianza della propria fede nelle chiese e nelle fabbriche, nelle case, nei cortili, nelle scuole e negli uffici, in ogni luogo, cioè, di pubblica socialità.

Dal 1963 al 1978, eletto a succedere a un altro papa lombardo, Giovanni XXIII, Paolo VI traghettò la Chiesa mondiale tra le insidie delle Guerra fredda e le speranze del successivo “disgelo”, con la chiusura – non semplice – del Concilio Vaticano II: la questione ecumenica, la secolarizzazione incipiente, i nuovi rapporti con il mondo comunista, i problemi del Terzo Mondo e della pace mondiale furono i principali fronti del suo papato, mentre Populorum Progressio, Gaudium et Spes, Octogesima Adveniens, Humanae vitae ed Evangelii nuntiandi rimangono ancora tra i punti di riferimento del Magistero della Chiesa nel mondo moderno, costellando un pontificato che, però, fu incompreso dai media, nonostante il forte impatto degli 8 milioni di pellegrini a Roma per il Giubileo del 1975 e il primo volo papale della storia. Fu infatti questo bresciano, proveniente da un paesino di provincia di poche migliaia di anime, il primo Papa della storia a visitare tutti i cinque continenti.

Il miracolo che è attribuito alla sua intercessione e che lo iscrive nell’albo dei Santi riguarda la guarigione di un feto, al quinto mese della gravidanza: una donna della provincia di Verona, nel 2014, era a rischio di aborto per una patologia che avrebbe potuto compromettere la vita del figlio che portava in grembo e, pochi giorni dopo la beatificazione di Montini, si recava al Santuario delle Grazie di Brescia, per pregare il Papa in un luogo a lui tanto caro. Il bambino è nato poi sano e salvo.

Per la canonizzazione di Montini – che cade nel quarantennale della morte e nel mezzo del Sinodo (altra sua “invenzione”) dedicato ai giovani – l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, si recherà a Roma in pellegrinaggio assieme a 2500 fedeli ambrosiani. Lo stesso Delpini ha disposto che alle 12 di domenica in tutte le chiese della Diocesi siano suonate le campane a festa e che domenica 21 ottobre, solennità della Dedicazione del Duomo, nella stessa Cattedrale si faccia particolare ricordo dell’ormai san Paolo VI.

Dario Romano