Milano, 3 ottobre 2018 – Sant’Ambrogio (339-340 – 4 aprile 397) aveva un volto asimmetrico e una frattura alla clavicola, infortunio che, come il Vescovo stesso scriveva alla sorella Marcellina, lo fece tribolare non poco in vita. I martiri Gervaso e Protaso (III sec d.C.), deceduti in seguito a violenze e torture per non aver abiurato la fede cristiana, erano fratelli gemelli e i loro corpi furono ritrovati nel 386 grazie a uno scavo commissionato proprio da Sant’Ambrogio che ebbe un giusto “presentimento” sul luogo in cui erano sepolti. La tradizione tramanda tutto ciò. Ma è risaputo che la tradizione, a volte, tende ad avere una discrepanza con la realtà. Non questa volta. Infatti, l’indagine sulle salme dei tre Santi, condotta dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo (ordinario di Medicina Legale dell’Università Statale e direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense – Labanof)), ha confermato la versione del culto. L’‘autopsia’ sulle reliquie dei tre Santi è stata fatta dopo che l’abate della Basilica di Sant’Ambrogio e la Diocesi hanno lanciato l’allarme nei mesi scorsi, preoccupati per lo stato di conservazione delle spoglie. Da qui l’affidamento dello studio all’Università di Milano e all’Istituto Ortopedico Galeazzi. E da qui anche le importanti scoperte a riprova della tradizione.
“Sant’Ambrogio aveva una marcata asimmetria delle orbite, un occhio leggermente più infossato e la clavicola destra reduce da una brutta frattura avvenuta quando era ragazzo”, spiega Cattaneo, avvalorando la tradizione sul Vescovo e dando ‘verità’ alle fattezze del mosaico della cappella paleocristiana di San Vittore in Ciel d’Oro.“Possiamo aggiungere che era uomo piuttosto gracile e molto operoso, di circa 60 anni, alto 1,68 m”, ha aggiunto. Anche per quel che riguarda l’indagine sulle ossa dei Santi Gervaso e Protaso, sono emersi interessanti esiti. “I corpi vennero ricomposti nell’Ottocento con precisione – ha spiegato ancora Cattaneo – sono morti giovanissimi, intorno ai 25 anni, ed erano alti oltre 1,80 m”. Le analisi avallano le impressioni avute da San’Ambrogio quando ritrovò i corpi. Il vescovo, come riporta la storiografia, così si pronunciò: “Due uomini di straordinaria statura”. E in effetti, per l’epoca, 1,80 m era un’altezza assai considerevole. L’anatomopatologa sottolinea, inoltre, che i rilevamenti su Gervaso e Protaso hanno attestato segni di torture subite e, dunque, comprovano di fatto il martirio che hanno patito. Altro dato prezioso è stata la scoperta di una imperfezione comune. “I Santi sono senz’altro fratelli – afferma sempre Cattaneo – Ad esempio hanno difetti simili congeniti alle vertebre. La somiglianza farebbe avallare l’ipotesi che fossero gemelli”.
“La dimensione storica per il Cristianesimo è irrinunciabile, questa cura per reliquie di valore unico è un esercizio significativo di alleanza tra scienze e comunità cristiana”, è stato il messaggio dell'Arcivescovo Mario Delpini, affidato a una lettera spedita all’abate della Basilica Carlo Faccendini, che a sua volta ha dichiarato: “Attraverso questo studio contribuiamo a custodire un tesoro di fede e di bella umanità che Milano offre al mondo”. Il 30 ottobre i tre santi maggiori della Chiesa Ambrosiana torneranno nella propria dimora e saranno benedetti dall’arcivescovo Mario Delpini. Un mese dopo, il 30 novembre (giorno del battesimo del patrono della città), ci sarà una giornata di studi per mostrare i primi risultati dell’indagine fin qui effettuata.