Con oltre 150 imbarcazioni a vela e a motore, alcune risalenti al Settecento, circa 100 motori tra entro e fuoribordo, migliaia di oggetti nautici, centinaia di registrazioni, diapositive, video d’epoca e più di 3.000 fotografie non è solo un Museo quello dedicato alla Barca Lariana a Pianello Lario (Via Regina, 1268). Si tratta di una delle più importanti collezioni di nautica da diporto a livello mondiale, un vero gioiello.
Dopo anni di forzata chiusura per adeguamento degli spazi, è aperto fino al 30 settembre nei weekend (venerdì, sabato e domenica dalle 14 alle 18 con possibilità di aperture straordinarie su richiesta, telefonando allo 0344 87235. Sito internet – www.museobarcalariana.it/).
La sua forza è nel raccontare la vita quotidiana del lago attraverso la produzione d’eccellenza dei cantieri lariani – a cominciare con i Taroni e i Mostes, primi veri artefici di tutta l’esperienza nautica che seguì con gli Abbate, i Cadenazzi, Cranchi, i Colombo (quest’ultimi anticiparono il modello di motoscafo che poi divenne il simbolo della classe e dell’eleganza), solo per nominare i più conosciuti, vanto lombardo nel mondo.
Oggetti, usi e costumi che avevano nelle barche di legno il loro habitat naturale. Da una parte, il mondo vissuto dei mestieri antichi – barcaioli, pescatori, tessitori di reti da pesca, che secondo la tradizione locale erano rigorosamente di seta (!!)-, le straordinarie abilità artigiane dei vecchi maestri d’ascia locali, oggi a rischio estinzione, aneddoti e personaggi degni dei romanzi di Andrea Vitali, con le loro fatiche sulle assi di legno. Una mescolanza di intraprendenti commercianti e di furbi passatori d’acqua dolce, gli abili contrabbandieri che con le loro barche annerite per nascondersi meglio nell’oscurità – dalla chiglia piatta, la prua allungata per facilitare lo sbarco della merce e con gli scalmi smontabili in caso di fuga – solcavano il lago verso la vicina Svizzera. Un mondo che scorreva parallelo a quello della nobiltà raffinata, internazionale, amante della velocità e delle comodità che alla fine dell’Ottocento animava i vecchi alberghi, le ville nobiliari con i loro maestosi parchi, le darsene private dove attraccavano i lussuosi piroscafi, i “vaporini”. O che amava passare il tempo sulle più agili “inglesine”, sui comodi sedili di midollino intrecciato (o paglia di Vienna), o sulle barche con la poppa coperta da eleganti tendalini per evitare alle nobildonne, in spostamento verso il teatro di Como, di prendere sole
Fondato nel 1982 da Gian Alberto Zanoletti, grande appassionato di nautica, all’interno di una filanda ottocentesca – interessante esempio di archeologia industriale- lo spazio museale si sviluppa su quasi 5mila metri quadrati e accoglie un patrimonio unico: oltre a numerose imbarcazioni tipiche lariane – le gondole lariane, il “batèl” o “lucie”, spesso erroneamente associate al celebre romanzo manzoniano -, offre anche alcune rarità. Come ad esempio tre delle quattro gondole lariane ancora esistenti e che servivano per il trasporto merci e anche per la transumanza del bestiame.Motto del fondatore era infatti “raccogliere e conservare” per tramandare a tutti, non solo agli appassionati di nautica, l’immenso patrimonio di abilità, personaggi, storie e leggende che hanno animato lo specchio d’acqua tra Como e Gera, protagonisti di un’epoca in cui il termine “motoscafo” non era ancora stato inventato. In mezzo, i momenti difficili della Seconda Guerra mondiale, il mito della velocità che si traduce in arma da combattimento, con le imbarcazioni da incursione e la barca che la leggenda locale dice essere stata di Mussolini, ma che di sicuro ospitò Churchill . A corredo dei pezzi unici, un immenso archivio, in fase digitalizzazione, che associa a ogni manufatto catalogato dati tecnici, storia, curiosità.
“Il progetto si propone di raccontare la storia della nautica coinvolgendo un pubblico il più ampio possibile: studiosi, ricercatori, amanti della nautica e turisti possono esplorare territori ricchi di storia e cultura come quello della Lombardia e del Lago di Como – spiega Roberta Lamperti, Direttore Marcketing e comunicazione -. Il Museo Barca Lariana si pone fra i principali esempi lombardi di “museo diffuso”, presidio di tutela del territorio, esprimendo così appieno il concetto del rapporto tra musei, paesaggio e cultura”.
Tutto un mondo legato alle costruzioni nautiche in legno che l’introduzione della vetroresina, materiale più leggero, economico e resistente, mise inesorabilmente in crisi, relegando gli scafi classici e quelli d’epoca a una limitata platea di amatori. Ed oggi tra tanta bellezza, rimane solo l’imbarazzo della scelta. Trova il tuo modello del cuore