Una tradizione popolare che affonda le proprie radici nel passato, un rito tramandato di generazione in generazione a partire dal XVI secolo. Oggi Palazzo Pirelli ha ospitato la conferenza stampa di presentazione del Carnevale di Bagolino, in provincia di Brescia. A fare gli onori di casa l'assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, e i Consigliere regionali bresciani Fabio Rolfi (Lega Nord), Alessandro Sala (Lista Maroni) e Gian Antonio Girelli (PD).
Il Carnevale di Bagolino è in programma dal 26 al 28 febbraio. Le attrattive del 'Carnevale Bagosso' sono rappresentate dai Ballerini, dai Suonatori e dai 'Masche'r' (le Maschere). Le musiche e le danze che ne costituiscono il fulcro, possono ritenersi un fenomeno unico in Italia e con pochi equivalenti in tutta Europa. All'incontro erano presenti diversi rappresentanti del Comune e il sindaco Gianluca Dagani.
Il Carnevale. (informazioni tratte dal sito della locale Pro Loco). Solo recentemente, nel 1972, gli studiosi del mondo popolare hanno scoperto il carnevale di Bagolino, il quale è stato subito classificato fra le più importanti scoperte etnologiche degli ultimi 200 anni. La festa si può dividere in due momenti distinti: i Balarì ed i Maschèr.
Le origini del carnevale, almeno per quanto riguarda le musiche e le danze, si possono situare attorno al XVI secolo. Più antica sembrerebbe invece l’origine dei Maschèr.
L’aspetto più spettacolare del carnevale è senza dubbio rappresentato dai ballerini, che sono vestiti con giacca e pantaloni al ginocchio scuri ornati da ricami, calze bianche lavorate, camicia bianca, cravatta scura, un lungo scialle di seta e tracolla di velluto ricamato. Essi danzano sotto le case di amici e parenti, ma soprattutto di coloro che hanno prestato loro l’oro usato per adornare i cappelli totalmente ricoperti di fettuccia rossa, nastri colorati e gioielli.
I Balarì Ballerini
L’altra parte del carnevale di Bagolino è rappresentata dalle maschere: si tratta di personaggi che, travestiti da vecchio e vecchia e con la voce in falsetto, si divertono a fare dispetti senza mai farsi riconoscere.
I Mascher
Collegata alla possibilità del mascheramento, era la tradizione di andar a seste (andare a ceste) in uso nel passato, dove lo scopo esplicito era il corteggiamento.
Era infatti d’uso che la concimazione dei prati fosse lavoro esclusivamente riservato alle ragazze, che prestavano la loro opera portando le ceste con il letame sulla testa, appoggiate al Bastarèl (cuscino pieno di fieno o paglia per trasportare pesi).
Il lavoro non durava più di due giorni e la sera del primo giorno, quando le ragazze si fermavano a dormire presso i datori di lavoro, i Maschèr andavano a trovarle.
Le ragazze stesse durante il lavoro, con canti a rima facevano in modo che si sapesse dove stavano lavorando e chi desideravano incontrare. I Maschèr facevano in modo che la sera si trasformasse in festa per tutti, con scherzi.
Da questa usanza alcuni fanno derivare il carnevale dei Maschèr, intriso di tanti simbolismi e gesti riconducibili ad un cerimoniale di corteggiamento.
Il costume maschile, generalmente nero, è composto da pantaloni al ginocchio con patta quadrata, giacca, gilè e camicia bianca. Il polpaccio è coperto da ghette chiuse con lunghe file di bottoni. Caratteristica saliente sono gli sgalber, zoccoli chiusi con suola di legno.
Il costume femminile, interamente tessuto a telaio, è costituito da ampia gonna lunga fino ai piedi e da un corpetto attillato. Si completa con grembiule di lana robusta, sulle spalle un fazzoletto con ricami floreali che si incrocia sul petto e un ampio scialle di lana che copre il capo e le spalle.
Musiche e balli
Le musiche che accompagnano i Balarì nelle danze, vengono eseguite in pubblico esclusivamente durante il lunedì e il martedì ultimi di Carnevale.
Il violino è quello che detta la melodia conduttrice di tutti i motivi. Il singolare neniare degli strumenti porta ad assaporare, in un’alternanza strumentale caratteristica, belle suonate che sono accompagnate dalla tradizionale arte interpretativa, unica nel suo genere, di solito a tre voci: una bassa e due alte. Il suono si ottiene per lo più pizzicando le prime due corde mi-la, meno la terza, mai la quarta. I balli sono riconducibili a quelli che si effettuavano nei palazzi dei signori.
L’Ariosa è il ballo tipico che segna la fine del carnevale bagosso: sulle sue note i Balarì ed i Maschèr ballano con foga, in una danza tipica e spettacolare. Essi devono avere a disposizione uno spiazzo, in quanto questo ballo richiede che ci si disponga in cerchio.