Gio Ponti il milanese
Giovanni Ponti, detto Gio, nasce a Milano il 18 novembre 1891 da Enrico Ponti e Giovanna Rigone. Dopo il liceo classico, nel 1913, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, ma potrà laurearsi solo alla fine della prima guerra mondiale cui partecipa in prima linea, nonostante la salute inizialmente cagionevole, riportandone alcune decorazioni sul campo e numerosi ritratti ad acquerello dei compagni d'armi. Rientrato a Milano, si avvicinerà al gruppo dei "neoclassici milanesi".Nel ‘21si laurea al Politecnico di Milano.Gio Ponti è un architetto che ha cominciato con la ceramica: dal '23 al '30 il giovane Ponti ha la direzione artistica della Manifattura Richard-Ginori, e ne rinnova l'intera produzione.
Una rivista per idee nuove
Anni Venti: c’è aria di rinnovamento. La rivista è un veicolo importante per diffondere le idee. Nasce “Domus”, nel '28, per suggerimento di Ugo Ojetti. L'editore è Gianni Mazzocchi. Domus rappresenterà il suo strumento di elaborazione e diffusione delle nuove idee progettuali, in architettura, nel disegno di arredo e nelle arti decorative.L'architettura viene seconda in ordine di tempo, per Ponti, dopo le arti applicate. Ma è stata molto disegnata, prima che costruita la prima casa di Ponti a Milano, la casa di via Randaccio, del '25 Negli anni Trenta Milano gli offre grandi occasioni: dal progettare "domestico" (le "case tipiche" o "Domus", 1931-36) "per l'industria" (primo Palazzo Montecatini, del '36; edificio e attrezzature), a un caso di design a scala architettonica quale è la Torre Littoria al Parco Sempione, del ‘33.
Ponti il giornalista
L’antologia di scritti curata da Luca Molinari e Cecilia Rostagni, “ Gio Ponti e il Corriere della Sera, 1930 – 1963”, edita dalla Fondazione Corriere della Sera, Rizzoli, Milano 2011, mette in luce la lunga collaborazione del maestro milanese al giornale di via Solferino. Si intrecciano qui tre decenni della storia d'Italia: gli anni centrali del regime fascista, la guerra, la fase costituente della Repubblica, la ricostruzione, il miracolo economico italiano.Creare i fondamenti di un'opinione pubblica in materia di architettura e suscitare una naturale propensione alla modernità non solo tra gli specialisti, ma tra la gente comune è, come è scritto nella prefazione a questa bella antologia, l'obiettivo fondamentale dell'appassionato contributo di Ponti sulle pagine del quotidiano milanese. Dalla primavera del 1937, accanto all'abitare moderno, l'architettura e l'urbanistica del capoluogo lombardo diventano il centro d'una riflessione inedita e occasione di nuovi contributi: nella serie "Avvenire di Milano", non più in terza pagina, ma nella cronaca milanese, gli scritti di Ponti, dal 1935 coinvolto nelle commissioni edilizie comunali, registrano puntualmente tutti i nodi urbanistici milanesi di maggiore attualità, dal concorso per piazza del Duomo allo Scalo Sempione, dal nuovo auditorium, al tracciato definitivo di piazza San Babila.
Perché una torre?
“Perché una torre? La costruzione in altezza ha la sua giustificazione formale e urbanistica quando l'edificio a torre, concentrando in sé i volumi costruibili, si arretra dai margini dell'area su cui sorge e cede spazio alla circolazione e al parcheggio. Non più strade- trincee. Inoltre, cedere spazio irregolare e concentrare i volumi in un solo edificio di forma esatta, dettata dalla ragione, significa anche ritornare all'intelligenza nel costruire e determinare finalmente agli edifici una figura senza vizi, totalmente risolta”.
Dai dati e dai materiali fotografici provenienti dallo studio Ponti, riordinati dalla figlia Lisa, in occasione dell'edizione del suo libro "Gio Ponti, l'opera" si trova questo scritto di Gio Ponti del '56 ,quando la Torre Pirelli in costruzione apparve come grattacielo europeo,un grattacielo che subito attirò i fulmini degli storici, europei e americani, da Zevi a Banham; presentandosi, provocatoriamente, con uno slogan grafico, provocò slogan critici. Della Torre Pirelli e del suo popolarissimo profilo esistono mille immagini. Ponti respingeva sempre le foto prospettiche da sotto in su che inventano uno slancio dinamico che l'edificio non ha. La sua architettura è di sottile equilibrio, non di slancio. Il Grattacielo Pirelli a Milano, oggi sede del Consiglio Regionale, è il suo capolavoro da tutti riconosciuto.
Continua l’opera
Gli edifici religiosi a Milano (la chiesa di San Francesco, 1964, e la chiesa di San Carlo Borromeo, 1966) rappresentano un'evidente tendenza alla smaterializzazione.
Ad ottant'anni Gio Ponti realizza ancora opere memorabili quali la Concattedrale di Taranto (1970) ed il Denver Art Museum . L'architettura è ormai un foglio traforato. Dipinge su perspex, piega con l'argentiere Sabattini sottili lastre metalliche, pensa tessuti, pavimenti, facciate. Il colore predomina. Muore a Milano, nella casa di via Dezza, costruita da lui,il 16 settembre 1979.