Centri antiviolenza: si rafforza l’assistenza alle donne e ai loro figli

Le strutture territoriali dovranno garantire adeguati standard qualitativi su personale e spazi

Specifici standard qualitativi su spazi, dotazioni strumentali e figure professionali. Il provvedimento approvato oggi all’unanimità dalla Commissione “Sostenibilità sociale”, presieduta da Emanuele Monti (Lega), che istituisce un Albo regionale e introduce nuovi requisiti per le strutture, intende potenziare e rafforzare la rete territoriale dei centri anti violenza domestica migliorandone le caratteristiche e quindi ponendo le basi per un servizio più efficace.

“Non si tratta di aggiungere nuovi carichi burocratici a quelli già esistenti -ha detto relatrice Silvia Scurati (Lega)- ma di un intervento necessario in un momento in cui il problema della violenza domestica si va purtroppo accentuando. I centri offrono un servizio importantissimo e gratuito e molto bene hanno fatto finora. Adesso si tratta di compiere un ulteriore salto qualitativo. Tra le caratteristiche richieste rientrano la presenza di adeguate figure professionali, determinate dotazioni strutturali e attività di formazione e aggiornamento per il personale”.
Attraverso la promozione e il rafforzamento della rete di assistenza -ha continuato Scurati la Regione intende stare dalla parte delle donne concretamente, proteggendole e aiutandole. Un obiettivo che deve vedere unite tutte le istituzioni, dallo Stato alle Regioni agli enti locali. Non a caso questo provvedimento, messo a punto dalla Giunta regionale, attua una recente intesa tra lo Stato e le Regioni e coinvolge anche gli enti locali e il Terzo Settore”.

Le strutture potranno essere gestite da soggetti privati o pubblici che dovranno fare riferimento al registro del Terzo Settore.

I Centri antiviolenza erogano a titolo gratuito servizi di sensibilizzazione e accoglienza rispettando riservatezza e anonimato delle ospiti. Rientrano nella loro attività iniziative di prevenzione e informazione, ascolto, supporto psicologico, assistenza legale, la collaborazione con le Case Rifugio anche ai fini dell’inserimento.

Le Case Rifugio hanno un indirizzo riservato o segreto e ospitano a titolo gratuito le donne e i loro figli minori che necessitano di allontanarsi dalla loro abitazione per questione di sicurezza. Il provvedimento prevede che le Case vengano classificate come Unità di offerta sociale e sottoposte al regime dei controlli del settore del Welfare. Per adeguarsi ai requisiti richiesti avranno un anno di tempo.

Attualmente i Centri anti violenza sono 54 e le Case Rifugio 150.